Articolo disponibile anche in: Inglese
Il paesaggio toscano, anche quello agricolo, non è un’entità statica, ma è strettamente connesso alla vita e all’economia delle comunità.
Va tutelato, ma anche “accompagnato” in un’evoluzione che tenga conto della sua storia, delle sue caratteristiche e della stretta connessione esistente in Toscana tra ambiente e sviluppo.
I sistemi terrazzati, elemento caratteristico del paesaggio agricolo toscano e importante fattore di contenimento del rischio idrogeologico, sono stati al centro di un convegno che si è tenuto giovedì 16 marzo nell’Auditorium del Consiglio regionale Toscana e che ha focalizzato l’importanza e la portata innovativa della nuova normativa regionale in ambito paesaggistico anche per la tutela di questi sistemi peculiari.
“Il Pit Toscano, che ha valenza di Piano paesaggistico, ha segnato una svolta – ha spiegato l’assessore regionale all’urbanistica Vincenzo Ceccarelli – andando oltre il concetto di tutela del paesaggio come semplice applicazione di vincoli. Il paesaggio è stato messo al centro della programmazione regionale, sottolineando il suo ruolo fondamentale anche per l’economia e per l’immagine del marchio Toscana nel mondo. Dobbiamo superare il concetto di tutela musealizzata e portare avanti l’idea di un buon buon sviluppo e una buona trasformazione”.
“I sistemi terrazzati in Toscana – ha aggiunto l’assessore – rappresentano una caratteristica distintiva del nostro territorio che ha profonde radici storiche e deve essere fortemente tutelata, anche perchè in molti casi, specialmente nelle aree interne, il loro stato di conservazione ad oggi è precario e assistiamo a importanti fenomeni di ritorno della vegetazione arborea. E per il loro recupero credo sia essenziale far fronte allo spopolamento delle aree rurali, incentivare il nuovo interesse dei giovani per l’agricoltura e riconoscere le attività agricole come essenziali e polifunzionali”.
“In Toscana – ha sottolineato l’assessore all’agricoltura Marco Remaschi – sono presenti 9.000 km di terrazzamenti, distribuiti in tutte le province ed in contesti molto diversi, a dimostrazione, una volta di più, di come l’agricoltura toscana esista in funzione della qualità dei suoi prodotti, ma anche del paesaggio nel quale vengono coltivati, un paesaggio fortemente antropizzato e interconnesso con lo sviluppo delle attività connesse alla terra. Questi terrazzamenti non solo permettono di mantenere un’attività agricola in molte aree collinari e montane, ma giocano un ruolo decisivo nella riduzione del rischio idrogeologico e contribuiscono alle forme uniche del nostro paesaggio, sostenendo il valore e la competitività della nostra agricoltura e stimolando il turismo rurale”.
Ma cosa si può fare concretamente per mantenere questi sistemi? “Per gran parte dell’agricoltura toscana – ha concluso Remaschi – il modello “industriale” tradizionale, secondo cui per aver risultati occorre abbassare i costi ed aumentare le rese unitarie, non funziona: chi lavora nelle zone collinari e montane, spesso con aree terrazzate, sa bene che i costi di produzione sono più alti e le rese unitarie ridotte rispetto ad aree caratterizzate da grandi estensioni di terreno. Ciò che rende unica e competitiva la nostra agricoltura è allora un’alta qualità dei prodotti associata ad un altra qualità del paesaggio. Questa identificazione tra il prodotto e la qualità unica del paesaggio nel quale è stato coltivato è caratteristica inconfondibile, la cifra delle nostre produzioni agricole. E questa va comunicata e promossa, a tutti i livelli possibili”.