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L’Albergaccio di Castellina, il ristorante di Sonia Visman e Francesco Cacciatori, festeggia tre decenni di attività.

Trent’anni, una vita: il percorso comune di Sonia e Francesco in realtà è iniziato nel 1982, quando lavoravano insieme alla Trattoria Pestello, sempre a Castellina.

Qualche anno dopo, complice una vicinanza che sarebbe culminata nel matrimonio, matura la decisione di cercare una strada più personale nella ristorazione; e la scoperta di alcuni malmessi annessi agricoli nel mezzo dell’Albergaccio, così si chiama un borghetto alle porte di Castellina.

Terminano nell’estate del 1989 i lavori per rendere utilizzabili, accoglienti e piacevoli questi ambienti, senza intaccarne il fascino e l’autenticità: restano le pareti in pietra, rinascono il cotto dei pavimenti e le travi a vista.

Il 9 agosto 1989 l’inaugurazione e l’inizio di un’attività che prosegue con slancio da trent’anni, a cavallo di due secoli e attraverso periodi di forti cambiamenti, non solo nella ristorazione.

All’inizio la cucina prende spunto da quella della festa, del pranzo della domenica; poi si orienta verso la ricerca della tradizione toscana più nobile. Quindi piatti “rinascimentali”.

Negli ultimi anni la virata verso un’attenzione più forte alla materia prima, alla qualità dei prodotti e all’essenzialità, che partendo dagli ingredienti, pazientemente rintracciati presso artigiani del gusto e produttori quanto più possibile vicini e rispettosi di una certa etica del lavoro, finisce per approdare a piatti che tramite la valorizzazione del prodotto esaltano con personalità il territorio.

In questo contesto, anche la scelta dei vini non può essere banale o basata su meri calcoli commerciali. Ogni etichetta viene scelta dopo un’attenta degustazione prima dell’inserimento nella lista e nella cantina. Essendo nel cuore del Chianti Classico e con una cucina soprattutto di terra, prevalgono i rossi toscani; non mancano però le bollicine, i bianchi, i rosè e i vini dolci, in una carta con oltre 350 etichette.

Poche settimane fa l’inizio dei festeggiamenti per il trentennale, con l’apertura delle bottiglie che riposavano in cantina proprio da quell’estate del 1989.

Si proseguirà nei prossimi mesi con feste e appuntamenti che, con la riproposizione dei piatti simbolo dell’attività, vorranno essere rievocativi e riassuntivi di questi anni.

Se dovesse essere obbligatorio stilare un bilancio di questa prima tornata di attività, il patron non potrebbe fare a meno di sottolineare innanzitutto il giusto compiacimento di aver dimostrato di saper gestire il cambiamento e l’evoluzione: dalla crescita apparentemente inarrestabile degli anni ‘90 alle crisi, quella successiva all’11 settembre 2001 e quella economica dopo il 2008.

Innegabili infine il piacere e la soddisfazione di accompagnare le nuove generazioni, il figlio Pietro in cucina con Sonia e la figlia Laura, ineccepibile factotum… nei prossimi decenni dell’Albergaccio.

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