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Forse solo nel Medioevo le torri venivano costruite ed abbattute in pochi anni, così come è successo per la torre dell’orologio di Mercatale, in pieno XX° secolo.

Siamo nell’immediato secondo dopoguerra: la piazza di Mercatale (piazza Vittorio Veneto) non ha mai avuto un orologio pubblico ben visibile, che indicasse ai cittadini l’ora più o meno precisa.

Questa mancanza è sentita da gran parte della popolazione, anche perché, a quel tempo, pochi possiedono un orologio personale, da tasca o da polso. Dal Comitato di Liberazione di Mercatale nasce così un “comitato per l’orologio”, allo scopo di dotare il paese di un meccanismo pubblico per misurare il tempo.

Fanno parte del suddetto Comitato, fra gli altri, il dottor Carlo Marri, socialista e farmacista del paese; Ferruccio Caselli, democristiano e negoziante; Remo Barbetti, comunista “del Ventuno” e artigiano carradore.

In quel dopoguerra i soldi sono pochi e invece la miseria pubblica e privata è piuttosto consistente, dunque per il Comitato il problema principale è quello di trovare i fondi per l’orologio e per una struttura atta a contenerlo. Si organizzano allora delle lotterie ed anche una festa da ballo nel Cinema Moderno di “Gino” Nencioni, che in realtà si chiamava Tito.

 

Verso la fine degli anni ’40 un po’ di soldi sono stati raggranellati; abbastanza almeno per costruire una torre, impostata sulla parte sinistra della chiesa; torre che dovrà ospitare l’orologio.

La parte più importante di quest’ultimo – il meccanismo – è ideata, costruita e donata a Mercatale da Vincenzo Ceppatelli, un abile artigiano fiorentino del settore, che da anni viene in villeggiatura con la famiglia in paese.

I quadranti dell’ orologio – due, uno verso levante e l’altro a ponente – sono di marmo, costruiti da un altro artigiano, un marmista, Aldo Manfredi che ha bottega in piazza del Popolo.

Nei primissimi anni ’50 la torre e l’orologio ci sono già. La torre non è ancora intonacata e l’orologio ha le lancette solo sul quadrante rivolto a ponente, quindi l’ora si vede solo da piazza Vittorio Veneto. E questa particolarità sarà sempre oggetto di commenti ironici e canzonatori da parte degli abitanti dei paesi vicini, soprattutto di quelli di San Casciano.

 

Intanto la facciata della chiesa è stata “ modernizzata “ – con un’operazione di dubbio gusto – e poco più tardi verrà intonacata anche la torre dell’orologio. Il quale però, a causa – si dice – degli agenti atmosferici, funziona poco e male.

Il progettista e costruttore Ceppatelli si arrabbia e protesta pubblicamente per la scarsa cura con la quale è tenuta la sua opera. Cosicché, verso il ’60, quasi nell’indifferenza generale (intanto i mercatalini hanno cominciato a comprarsi orologi e sveglie “personali”) l’orologio è smontato e la torre abbattuta in occasione dei lavori di rifacimento della chiesa.

Torre e orologio sono durati meno di dieci anni e probabilmente questo è un record di… corta durata.

Testo e foto gentilmenti concessi da L’Arsomiglio Fotografia di Mercatale

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