La famiglia Antinori, con Antinori Art Project – collezione e piattaforma di interventi nell’ambito delle arti visive contemporanee – ha presentato nei giorni scorsi “La fanciulla del West, 2023”, una nuova opera commissionata all’artista italiana Elisabetta Benassi e a cura di Ilaria Bonacossa.

La nuova acquisizione rientra nella tradizionale attività di mecenatismo della famiglia Antinori che da 26 generazioni affida all’arte il compito di raccontare la propria storia.

E che, dal 2012, con Antinori Art Project, si rivolge ad artisti della scena internazionale contemporanea commissionando opere che trovano collocazione nella cantina Antinori nel Chianti Classico, al Bargino (San Casciano).

L’opera inedita di Elisabetta Benassi, visibile da sabato 17 giugno, affianca le opere di Yona Friedman, Rosa Barba, Jean-Baptiste Decavèle, Tomàs Saraceno, Giorgio Andreotta Calò, Nicolas Party, Jorge Peris, Stefano Arienti e Sam Falls.

Per Antinori Art Project, l’artista rivolge la sua attenzione alla storia della famiglia Antinori, producendo il grande tappeto “La fanciulla del West, 2023” in cui viene trasposto il telegramma che il celebre compositore Giacomo Puccini inviò al Marchese Piero Antinori nel 1910, in occasione della Prima di questa opera lirica alla Metropolitan Opera di New York e che racconta dell’eccezionale successo sotto la bacchetta di Arturo Toscanini.

Il telegramma originale è custodito dalla famiglia, insieme a un corposo carteggio, a testimonianza di un’amicizia storica che vide intrecciarsi la storia di questa antica famiglia fiorentina a quella della cultura italiana.

Nelle parole dell’artista: “Ho realizzato una serie di tappeti partendo da alcuni telegrammi che nel corso degli anni (dal 2009 a oggi) ho trovato. Tra questi l’ultimo nell’Archivio Antinori. Spedito da Puccini da NY a Firenze annuncia il trionfo de La Fanciulla del West”.

“È noto – prosegue – che pianoforte e grilletto fossero le grandi passioni di Puccini. Probabilmente i lunghi agguati solitari in attesa di avvistare le prede, le ore passate in solitudine nella campagna toscana sono stati il perfetto contesto per elaborare le fantasie creative di Puccini”.

“Torre del Lago – aggiunge – era il luogo speciale nel quale il compositore desiderava rifugiarsi e tornare dopo le sue tournée in giro per il mondo; così come la Maremma, dove fu ospite habitué a Bolgheri, dagli amici Piero Antinori e Giuseppe della Gherardesca, anch’essi cacciatori”.

“Mi piace pensare – sono ancora parole dell’artista – che da questi luoghi, simili a quelli in cui sorge la cantina Antinori nel Chianti Classico, sia nata l’ispirazione per questa opera lirica. Oggi quel telegramma diventa un grande tappeto, un oggetto quotidiano, un segno trasmesso dalle moderne utopie del ‘900 alla nostra epoca; una sorta di “macchina” del tempo, un ponte che collega il passato al presente”.

Affascina la bellezza della parola scritta trasposta in questo tappeto annodato a mano a Katmandu, così come la sua capacità di catturare l’energia di un’amicizia e la possibilità di comunicare al di là dell’oceano.

Questo telegramma non è una fredda comunicazione transoceanica, ma la testimonianza di un legame che l’artista reinventa innescando un nuovo scambio capace di riattivare una storia del passato nella contemporaneità.

Elisabetta Benassi è un’artista poliedrica che indaga, attraverso una rigorosa ricerca, le storie dei luoghi e delle persone creando installazioni, opere su carta, fotografie, sculture e video.

Erede della tradizione concettuale realizza opere poetiche e suggestive presentate con un linguaggio formalmente rigoroso e insieme sottilmente ironico dando vita a inaspettate performance interpretate in prima persona.

“I miei lavori – descrive – nascono dalla relazione con un luogo, con la sua storia. Non ho un materiale prediletto. Mi interessa creare dei cortocircuiti spazio-temporali nei quali il presente si rivela un residuo, un’impronta di un passato o di un futuro che credevamo di aver archiviato e che invece ritorna. Guardare le cose una seconda volta, guardarle in controluce, metterne in luce la struttura nascosta…”.

 

Da un’antica tradizione di passione per l’arte all’Antinori Art Project

La cantina Antinori nel Chianti Classico è il simbolo del legame profondo che sin dal 1385 lega la famiglia Antinori alla passione per le arti: pittura, scultura, architettura, e naturalmente l’arte di saper trasformare i frutti della terra in grandi vini.

Da oltre seicento anni, la famiglia Antinori ha legato il proprio nome all’eccellenza nell’arte del vino e alla migliore tradizione mecenatistica.

Due ambiti apparentemente molto diversi, ma che in realtà hanno spesso proceduto in parallelo: la famiglia ha spesso affidato all’arte il compito di raccontare i valori e la storia della loro casata, il cui stemma è anch’esso un’opera di pregio artistico, uscita agli inizi del ‘500 dalla bottega fiorentina dello scultore e ceramista Giovanni della Robbia.

Così, in epoca recentissima, con l’inaugurazione della nuova cantina nel 2012, monumentale e seducente struttura scavata nelle terre del Chianti Classico, parte della collezione di famiglia che raccoglie dipinti, ceramiche e antichi manoscritti ha lasciato lo storico Palazzo Antinori di Firenze per trovare una nuova collocazione che la rende accessibile al pubblico che giornalmente visita la zona del Chianti Classico, alla ricerca di esplorazioni legate alle degustazioni.

Per dare sistematicità e maggiore impulso ai progetti dedicati alle arti visive del nostro tempo, sempre nel 2012 è stato avviato Antinori Art Project che muove dall’idea di creare una naturale prosecuzione dell’attività di collezionismo che fa parte della tradizione della famiglia, indirizzandola però verso le arti e gli artisti coevi.

Antinori Art Project è infatti una piattaforma di interventi in ambito contemporaneo, realizzata in collaborazione con curatori affermati, che raccoglie sotto un’unica progettualità coerente tutte le attività messe in campo in questo settore.

In particolare, oltre allo spazio museale integrato nel percorso di visita all’interno della cantina che ospita la storica collezione della famiglia, è stato avviato uno speciale programma di commissioni annuali, molte delle quali “site-specific”, rivolto a giovani ma già affermati protagonisti della scena artistica nazionale e internazionale.

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