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La breve passeggiata lungo via Empolese, a San Casciano, sfiora le vigne e quel paesaggio tanto amato da uno dei più grandi enologi dello scenario internazionale.
Porta il nome di Giacomo Tachis e ricorda il suo smisurato amore per il mondo della viticoltura il percorso pedonale che dalla Residenza sanitaria Villa San Martino, situata sul crinale, conduce all’area del Bardella, all’ingresso del capoluogo sancascianese.
La “Passeggiata Giacomo Tachis” è uno spazio pubblico che unisce i luoghi simbolo della vita di Tachis.
La casa in cui viveva a pochi metri da lì, la vecchia sede dell’azienda in cui ha lavorato per 31 anni (Antinori), e la struttura che lo ha ospitato negli ultimi giorni del suo percorso di vita (è morto il 6 febbraio 2016).
Non staremo qui a ricordare il valore del lavoro di Tachis nel mondo della viticoltura italiana e internazionale: basti pensare che a lui si devono quelli che furono nuovi generi di rosso italiano, come il Sassicaia, il Solaia e il Tignanello, diventati vini-icona nel panorama internazionale.
Quando alcuni anni fa (era il 2019) avvenne la scopertura del cartello stradale vi fu la lettura, commossa, della figlia del grande enologo, Ilaria, di alcuni degli appunti del padre.
Un testo che vibrava consapevolezza e rivelava tutta la passione dell’enologo che, con lungimiranza, scorgeva il futuro dell’economia italiana nelle eccellenze del Chianti Classico.
Ma non dimenticando la sostenibilità, indispensabile.
“Siamo tutti sullo stesso mondo – scriveva Tachis – e dobbiamo averne cura sensibilizzando le nuove generazioni a preservare quell’equilibrio che la natura ci ha donato”.
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