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“Le nostre vigne, il nostro lavoro, la nostra eccellenza toscana è data in pasto ai cinghiali e ai caprioli: non abbiamo intenzione di rimanere a guardare”.

A.VI.TO., l’associazione che raggruppa 16 Consorzi di denominazione di origine in Toscana (compresi il Consorzio Chianti e il Consorzio Vino Chianti Classico), scende in campo per chiedere alle istituzioni di affrontare il problema degli ungulati.

“Gli strumenti messi in campo con la legge speciale di obiettivo si sono rivelati inadatti ed inefficaci per ricondurre, con gli abbattimenti programmati, l’attuale sovrannumero di cinghiali e caprioli in particolare nel nostro territorio – spiega A.VI.TO. – Stiamo rischiando di perdere intere annate di produzione: è un prezzo che non siamo più disposti a pagare a causa della mancanza di decisioni e azioni forti da parte degli enti preposti”.

“Non si tratta soltanto di danni alle nostre vigne – rilanciano – ma viene di fatto, insieme al raccolto, distrutto anche il nostro lavoro. Se per difendere le nostre colture dovessimo ricorrere soltanto alla realizzazione di fondi chiusi dove nessuno può può più passeggiare, saremmo i primi a distruggere il paesaggio, quel patrimonio naturale che gli stessi agricoltori hanno fino ad oggi contribuito a preservare e tutelare”.

Il settore del vino in toscana conta 22 mila aziende medio piccole di cui due terzi hanno produzioni DOP. Parliamo di 60 mila ettari di vigneto.

Solo l’associazione dei consorzi A.VI.TO rappresenta aziende associate che contano oltre 20mila addetti con un fatturato di oltre un miliardo di euro. La produzione certificata di vini fermi in Toscana rappresenta il 20% del totale export di tutta Italia.

“Questo è un’eccellenza che rivendichiamo – continua A.VI.TO – e che difendiamo da tutto e da tutti ma contro gli ungulati non abbiamo armi”.

La situazione 2018? “Siamo a inizio stagione – spiega A.VI.TO. – e le viti sono in sviluppo avanzato, e se i giovani tralci vengono mangiati dai caprioli si perderà la produzione dell’anno, mentre se l’attacco viene sulle giovani viti si rischia che queste non raggiungeranno mai la maturità produttiva con danni ingentissimi che vanificano gli investimenti fatti. I danni degli ungulati si estendono poi anche agli oliveti e alle altre colture. E non solo, anche i boschi vengono profondamente danneggiati”.

Altro problema, che tocca tutti, è quello della sicurezza: da un parte gli incidenti stradali provocati da questi animali. In qualsiasi momento chi è alla guida fuori dai centri abitati rischia di vedersi attraversare la strada da cinghiali e caprioli.

Dall’altra i rischi che si possono correre per chi è ospite negli agriturismi. E’ bene ricordare che incontrare una madre di cinghiale con i suoi piccoli è tutt’altro che affascinante per i turisti che incuriositi che rischiano di essere attaccati.

L’attuale legge speciale di obiettivo è manifesto che non ha prodotto i risultati sperati: “Sono gli enti pubblici interessati – conclude A.VI.TO. – che devono porre mano alla situazione trovando soluzioni per diminuire la presenza degli ungulati nel territorio e riportare il loro numero a un livello di sostenibilità per tutto il territorio con totale assenza nelle aree coltivate”.

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