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E’ un progetto che ha in sé una vena romantica quello di tornare ad affinare il vino del Chianti Classico in botti di castagno.

Luigi Cappellini, titolare del Castello di Verrazzano che ha appoggiato il ritorno del legno dei boschi chiantigiani nelle cantine chiantigiane commenta così: “Siamo sempre stati affascinati dalla complessità e ricchezza del nostro territorio. Un territorio che fino a pochi anni fa offriva quella meravigliosa autosufficienza tipica delle antiche civiltà contadine più nobili, quando tutto veniva prodotto grazie al genius loci”.

Luigi

Il progetto è stato sollecitato dall’Accademia dei Georgofili dove giovedì 18 maggio è stato presentato il primo vino maturato nel castagno.

Un vino che “non sa di altri vini”, come è stato descritto durante la degustazione, che ha una forte caratterizzazione del territorio dove nasce e dove matura. Un vino davvero a Km 0.

L’utilizzo delle botti di castagno è il tentativo di tornare a valutare quello che si faceva fino a 30 anni fa, prima che il legno di rovere diventasse lo standard per le botti: “Servono attenzioni particolari per affinare il vino nelle botti di castagno, che rilasciano note balsamiche e aggressive, va usato cum grano salis”, spiega ancora Cappellini.

Raffaello Giannini dell’Accademia dei Georgofili azzarda: “La valorizzazione dei legnami di pregio dei nostri boschi per farne tavole e doghe per i “carati” potrebbe avere anche un effetto sulla nascita di nuovi posti di lavoro, sulla scia di una tradizione da recuperare come quella del mestiere del bottaio”.

“La storia recente – continua Cappellini – ha, invece, eletto i soli vino e olio quali ufficiali portatori del blasone del Chianti. Così molte altre attività cosiddette minori sono entrate in crisi, come i seminativi, i frutteti, gli allevamenti, si pensi che la zona aveva anche una produzione di seta”. O la produzione di botti con il legno dei suoi boschi.

Conferenza Stampa Accademia dei Georgofili Castello di Verrazzano

Il progetto di valorizzazione della produzione legnosa dei boschi del territorio (“Provaci”) è stato realizzato dalla Fondazione per il Clima e la Sostenibilità con il contributo dell’Ente Cassa di Risparmio di Firenze e presentato all’Accademia dei Georgofili nel 2015.

In quell’occasione venne evidenziato come i boschi di castagno e roverella dell’area del Chianti Classico (la superficie boscata è di circa 48 mila ettari) possono produrre circa due milione di tonnellate di legname derivante e, solo nel caso del castagno, da ogni ettaro possono essere ricavati 120 metri cubi di legname.

Lisa Baracchi

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