Articolo disponibile anche in: Inglese

Franco Bernabei, enologo, ha nei confronti delle vigne e del vino una vera e propria vocazione di famiglia. Le generazioni precedenti che se ne sono occupate da decenni, quelle successive a lui che se ne stanno occupando, ne sono una testimonianza diretta.

Con lui WeChianti ha fatto una lunga chiacchierata parlando dell’ipotesi di zonazione del Chianti Classico.

Bernabei, domanda secca: favorevole alla zonazione del Chianti Classico?

“Sono favorevolissimo e sono circa 30 anni che ci lavoro. Non ci siamo inventati un mestiere di enologo, i miei figli sono la quinta generazione nel settore vitivinicolo: questo tipo di argomento è importantissimo per il Chianti Classico”.

Quali i pro e quali i contro che potrebbe portare una scelta del genere?

“Di cose contrarie non ce ne sono, ma sono tutte favorevoli. Se valorizziamo le sotto zone non facciamo altro che valorizzare i territori, i terreni, il comparto immobiliare, dando un valore maggiore al vino. La facciamo con identiticazioni territoriali e comunali: come la Borgogna, come Bordeaux. Insomma, non c’è da inventare niente, è già tutto scritto, magari si tratta di dare delle sistemazioni al disciplinare. Che va ri-sottoscritto, con i confini delle aree”.

Vista dal lato enologo: quali potrebbero essere i suoi effetti sulla realizzazione dei vini: ovvero, sarebbe solo un qualcosa da applicare sui vini già prodotti o potrebbe portare anche a modifiche nella produzione?

“E’ importante fare un accurato studio della zonazione, dei terreni, dove sono quelli a grande vocazione, le caratteristiche che esprimono a favore del vino. Chi ha vigneti in parti basse dovrà valutare l’ipotesi di spostarsi in alto. Oppure di produrre buoni Chianti Classico base. La piramide annata-Riserva-Gran Selezione rimarrà? Certamente: in un percorso come questo valuterei di chiamare con la denominazione territoriale il top di produzione delle aziende che producono e imbottigliano, magari declassando a Chianti Classico per le vendite di sfuso”.

Il territorio del Chianti Classico come si presta a una operazione del genere? Ci sono differenziazioni importanti fra zona e zona che la possano giustificare?

“E’ una operazione meravigliosa proprio per questo territorio. E spero avvenga in fretta. Poi ne serve una seconda: ci sono circa 70mila ettari di boschi e seminativi a fronte di 7.000 ettari di vigneti, di fronte a un nuovo impulso dato da una operazione del genere qui potrebbe venire il parco più bello del mondo. Il Parco del Chianti Classico: con i microclimi che ci sono e la sua grandissima biodiversità abbiamo delle caratteristiche che nessuno ci può togliere”.

E il mercato, infine, potrebbe premiare una scelta del genere?

“Il mercato sta percependo da tempo questo concetto delle aree e dei comuni. Già i giornalisti più importanti dicono di aver assaggiato i vini… di quel comune, riescono benissimo a selezionare e anzi, per loro è un valore aggiunto. Il mercato è pronto, ovviamente va studiato tutto con gradualità. Con questa operazione ci sarà maggiore aggregazione dei produttori. Sono convinto che diventeranno ancora più forti: basta vedere quello che è successo a Panzano. Una esperienza che gli altri devono prendere ad esempio”.

Matteo Pucci

ALTRI ARTICOLI SUL TEMA

Leggi altri articoli...