“Le forbici, la falce, la zappa, una penna, un pezzo di carta, un libro sono alcuni degli attrezzi che uso quotidianamente e per me sono importanti allo stesso modo. È un lavoro faticoso ma l’ho sempre fatto volentieri fin da bambino, quando seguivo mio nonno e mio padre nei campi. Ogni tanto mi fermo per una pausa, osservo quello che mi circonda e la natura mi regala grandi emozioni. A fine giornata, sono stanco ma felice, e a volte mi metto a scrivere i pensieri che per tutto il giorno mi hanno ronzato nella mente.”
Leonardo Manetti, classe 1981, è agricoltore per vocazione oltre che per tradizione.
Nato tra le colline del Chianti fiorentino, a Greve in Chianti, le stesse che hanno dato la luce ad una grande stirpe di poeti contadini, Leonardo nutre fin da giovane la passione per due elementi che storicamente si intrecciano: la poesia e la vita rurale.
Da bambino aiuta tutti i giorni suo nonno e suo babbo nei campi fino alla nascita, nel 2009, della sua tenuta: l’Azienda Agricola Manetti Leonardo.
Per Leonardo, la viticoltura è un’arte che richiede pazienza, dedizione e un profondo rispetto per la natura.
Ogni fase, dalla potatura alla vendemmia, è un momento di connessione con la terra e con le tradizioni.
Questo legame si riflette nei suoi vini che raccontano la storia di un territorio unico e di un uomo che ha fatto della sua passione la sua vita.
L’agricoltura lo informa di una sensibilità per il mondo che lo circonda, che si riproduce nella scrittura in versi, “porto amico” e mezzo per esprimere un vasto universo di emozioni che riversa nelle sue pubblicazioni.
“Il vino è come una poesia – afferma Leonardo – Entrambi nascono da un’idea, crescono nel tempo e si trasformano, regalando emozioni uniche a chi li assapora”.
La scrittura in versi è quindi ispirata dai prodotti della sua azienda agricola, dove la produzione del suo vino Chianti Classico, caratterizzato da un rubino intenso con cenni violacei e sentori di frutta a bacca rossa come le ciliegie che gli donano un sapore morbido e una bella acidità, si affianca a quella di olio extravergine e al rinomato quanto ormai raro giaggiolo.
Proprio la coltivazione del Giaggiolo, comunemente noto anche come Iris Pallida, è motivo di orgoglio e vanto, oltre a rappresentare un fortissimo collegamento con il territorio.
Il contributo storico del giaggiolo è importantissimo: tracce di questo fiore tra le colture sono databili a più di 2000 anni fa, in epoca medievale è divenuto il famoso Giglio simbolo di Firenze e, con i suoi colori, ha ispirato artisti del calibro di Van Gogh e Monet.
Il giaggiolo, che per due settimane l’anno dipinge di viola i terreni di Leonardo, ha importanti applicazioni nell’industria profumiera grazie alla lavorazione del suo rizoma, e la sua coltivazione viene protetta e controllata dalla Toscana Giaggiolo Cooperativa che riunisce sotto di sé più di 200 piccoli coltivatori del Chianti e del Valdarno.
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