Articolo disponibile anche in: Inglese
Tra le botteghe chiantigiane del cuore ce n’è una in via IV Novembre a San Casciano: ci accoglie un’atmosfera di colori e magia, come una girandola con cui gioca il vento; poi, il sorriso sempreverde di Annalisa Lazzeri, col profumo inconfondibile del suo negozio.
“Mi ci perdo tra tutte queste cose!”, esclama illuminandosi una cliente in vacanza. Annalisa le risponde, rassegnata e comprensiva: “Anche a me capita sempre!”.
Al “Soffietto”, ci smarriamo tutti con occhi da bimbo, tra le migliaia di oggetti. Eppure, noi ci siamo cresciuti dentro, per arrivare finalmente a raggiungere i cappelli e scegliere da soli il modello più bello.
Il “Soffietto” ha visto la luce il 20 dicembre del 1980: “La mia sorella Primetta voleva lasciare il banco di souvenir e oggetti di paglia in San Lorenzo. Allora, al mercato, vendevano tutti questo tipo di cose. Ora ci sono più persone straniere e in generale tengono più pelle e cappelli. Si pensò di aprire un negozio e si fece la pubblicità sulle magliette della Sancascianese Ciclismo, col mio marito Roberto Caneschi che ha da sempre passione per le biciclette”.
“Questo posto – spiega Annalisa – l’hanno chiamato davvero in tanti modi, anche Soffitta… . Addirittura, pensavano al soffietto al cuore! Ma il nome viene dallo sventolino per il focolare, perché si vendeva tanta roba di paglia”.
Il disegno di quest’utensile oramai quasi “fuori di moda” torna sui piccoli adesivi arancio che chiudono i pacchetti regalo, coi fiocchi di rafia fatti a mano dalla madre Maria: “In principio, il locale finiva all’arco successivo all’entrata. Poi il proprietario del fondo, che sta qui sopra, ha spostato il garage più in là. S’è approfittato di quest’occasione, buttato giù il muro e rimesso ogni cosa”.
“S’era più giovani – ricorda – e con molto più spirito d’iniziativa. L’arredamento è tutta roba di casa. S’è comprato il legno e s’è fatto e ideato da noi, con l’aiuto di un amico falegname”.
“Si tenevano borse, cestini e idee regalo – ricorda ancora – come ora, mentre i cappelli si sono aumentati dopo perché in paese c’era solo la cappellaia Malandrini, davanti all’Acquaiolo. Era una signora che tutti conoscevano e che ne vendeva di molto belli”.
“Il cappello – insiste Annalisa – è un articolo un po’ particolare. Prima non tutti ci si vedevano, ora è un accessorio più comune, ce ne sono di tutti i tipi e per tutte le occasioni”.
“Sono sempre stata contenta di lavorare con gli oggetti che vendiamo e se quello che vendi ti piace, lo fai anche più volentieri. Abbiamo sempre avuto rapporti familiari con chi si serve da noi soprattutto essendo del posto, anche se ora c’è più gente di fuori”.
“Oggi – tiene a dire in conclusione – nel fare acquisti, si guarda tutto con più attenzione. Nel nostro settore sono tutti ninnoletti e si trova sempre qualcosa a un prezzo relativo, ma comunque ci piace che i clienti siano soddisfatti e io dico loro di non comprare se non sono convinti, senza spendere soldi così per fare”.
Martina Mecacci