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Francesco Bruni, quarantaquattro anni, tavarnellino, sin da ragazzo ha scelto l’arte. O forse… è l’arte che ha scelto lui.

Fatto sta che adesso, unendo la pittura alla fase di progettazione e stampa presso la Vision Grafica (azienda a San Martino ai Colli di cui è titolare), si occupa a 360 gradi, sette giorni su sette, di ciò che più gli piace.

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Dopo il Liceo Artistico, ha iniziato ad esporre e collaborare con gallerie che lo hanno portato in giro per il mondo. Indimenticabile, per le migliaia di visitatori tavarnellini e non solo, la personale della scorsa primavera a Palazzo Malaspina, a San Donato in Poggio.

Concettuale, la sua pittura affronta il rapporto tra l’interno dell’essere umano e la natura. Scoprendo come, per esempio, la vena cerebrale e l’albero svolgano la stessa funzione. E rispecchia, con un pizzico di ironia, il mondo in cui viviamo.

Con base di partenza plexiglas, vetro, cemento, specchio o ferro, Francesco passa per l’utilizzo del computer. Per esprimere un pensiero denso di significato. Sotto forma di installazioni visive e opere d’arte suggestive, straordinarie, tutte da ammirare.

“A volte mi chiedono se dipingo sempre – inizia Francesco – L’artista lo si fa per tutta la vita. E’ una vocazione. Ciò che mi motiva è pensare che qualcuno dall’altra parte del pianeta possa svegliarsi una mattina e apprezzare una mia creazione”.

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“Per un verso – spiega – l’arte si avvicina alla discografia. La chiave di entrambe sta nell’acquisto da parte del cliente. Significa che lì il messaggio è arrivato. E questa è la soddisfazione più grande. Mi rivolgo a chi si nutre con gli occhi: a chi legge un libro, osserva un quadro, acquista un LP”.

“La mia professione – ammette con schiettezza, senza veli – è una di quelle per cui si passa un mese a bere champagne e mesi a mangiare noccioline. Ma non la cambierei con nessun’altra”.

“La cosa bella è lavorare nel sociale – prosegue – A dipingere la chioma del mio “Albero” sono stati i bambini della Scuola dell’Infanzia “La Casa del Sole” a Barberino Val d’Elsa… con le impronte dei piedi”.

“L’arte contemporanea non è banale – conclude Francesco, lasciandoci ad uno spunto di riflessione – né semplice da realizzare. Alla frase “lo avrei fatto anche io” mi viene da rispondere: allora perché non lo hai fatto?”.

Noemi Bartalesi

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