Milleduecento top-buyer, numero in crescita del 20% sull’edizione 2023 e del 70% rispetto a due anni fa.

E’ “l’obiettivo incoming” che Vinitaly, insieme a Ice-Agenzia, si è posto per la sua 56ª edizione, in programma a Veronafiere dal 14 al 17 aprile prossimi.

“Il target è raggiunto – ha detto il presidente di Veronafiere, Federico Bricolo – ma oltre al successo numerico ci attendiamo soprattutto un riscontro molto positivo in termini di qualità della domanda rappresentata. Un lavoro possibile anche grazie alla collaborazione e al sostegno del governo italiano, del ministero dell’Agricoltura e della Sovranità alimentare, del ministero del made in Italy, delle Ambasciate e degli enti istituzionali preposti alla promozione, Ice Agenzia in primis”.

“Un sistema di relazioni – rimarca – grazie alle quali Vinitaly ha potenziato il proprio know how, attivando un programma di condivisione sempre più stretto con i player del settore su scala mondiale”.

Provengono da 65 Paesi i protagonisti della domanda estera selezionati, invitati e ospitati a Verona, a cui si aggiungeranno – secondo le stime – circa 30 mila operatori stranieri che confluiranno a Vinitaly da oltre 140 nazioni.

Il contingente più corposo degli ospiti rimane quello statunitense con oltre il 15% delle presenze, seguiti da altre tre piazze strategiche extra-Ue: Canada, Cina e Regno Unito, che assieme sommano il 23% degli arrivi.

A livello di macro-regioni, la platea dei top buyer più numerosa proviene dal Nord America e dall’Europa (ognuna con un’incidenza al 26%), seguiti da Asia e Oceania (23%), Europa dell’Est (13%), Centro-Sud America (7%) e Africa (4%).

Nel complesso, i 65 Paesi rappresentati valgono il 95% del totale export enologico made in Italy.

È forte la convinzione – ha aggiunto l’amministratore delegato di Veronafiere, Maurizio Danese – di poter fare molto in favore di un settore di cui ci sentiamo parte integrante. In un periodo non certo facile ci sentiamo ancor più in dovere di dare le giuste risposte a chi investe in fiera. La prima parola chiave è senz’altro “business”, la seconda è “consapevolezza” di un capitale strategico – oltreché identitario – per l’economia italiana ed europea sempre più sotto la lente di tesi allarmistiche”.

 

“Per questo – ha concluso – in occasione della prima giornata nazionale del Made in Italy (15 aprile) presenteremo, assieme al ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, la ricerca “Se tu togli il vino all’Italia, un tuffo nel bicchiere mezzo vuoto”. Uno studio, realizzato dall’Osservatorio Uiv-Vinitaly e da Prometeia, sull’impatto che il Belpaese subirebbe in termini socio-economici, turistici e identitari da un’ipotetica scomparsa del vino dall’Italia”.

Alla 56ª edizione di Vinitaly, quartiere fieristico sold-out con oltre 100mila metri quadrati netti con 4.000 imprese espositrici.

In contemporanea, anche la 28ª edizione di Sol, International olive oil trade show (area C); Xcellent Beers (area I) e il 25° Enolitech, Salone internazionale delle tecnologie per la produzione di vino, olio e birra (pad. F).

Con le tre rassegne, il numero delle aziende presenti nei 17 padiglioni della fiera sale a quasi 4.300 da 30 Paesi.

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