Il Teatro comunale Niccolini di San Casciano si prepara ad accogliere il ritorno del grande attore e regista Alfonso Santagata.
Che debutta in prima nazionale con lo spettacolo “Lei”, ispirato a “La mite” di Fëdor Dostoevskij.
Sabato 2 dicembre alle ore 21 Alfonso Santagata salirà sul palcoscenico sancascianese, come autore e interprete, per mettere in scena il nuovo lavoro prodotto dalla Compagnia Xe e realizzato con il sostegno di MIC – Ministero della Cultura, Regione Toscana, Fondazione Toscana Spettacolo e Comune di San Casciano.
Ad affiancare Santagata l’attore Sergio Licatalosi. La colonna sonora è firmata da Tommaso Checcucci.
Il debutto è uno degli appuntamenti di punta della stagione teatrale del Niccolini, promossa e diretta dal Comune e da Fondazione Toscana Spettacolo.
Il protagonista è un usuraio che, sconvolto dopo il suicidio della giovane moglie, si abbandona ad un soliloquio delirante. Nella sua disordinata sconnessione si scaglia contro chiunque torni alla sua mente, cercando di ricostruire le cause della propria catastrofe.
Ex capitano cacciato dal suo reggimento con l’accusa di viltà, è stato un uomo avaro e vendicativo; chiuso nella sua gabbia di sistemi, pretendeva che lei lo amasse, credesse in lui e lo seguisse, ma così non era.
Con Dostoevskij saltano tutte le logiche, le certezze crollano.
Non se l’aspettava, non credeva, non pensava… . Ora si aggira per le stanze vuote. Cerca di fare chiarezza – nella sua testa – di mettere ordine tra i suoi pensieri.
Parla da solo, si contraddice ripetutamente, si discolpa… . Accusa la moglie con spiegazioni estranee alla vicenda, oppure si rivolge a uno spettatore invisibile, forse un giudice.
Un soliloquio delirante e sconnesso con balbettii e ripensamenti. I pensieri sono disordinati. Dolorosi. Sentiamo anche i gemiti. E la rabbia che esplode quando si scaglia contro la gente.
In lui c’è rozzezza di pensiero e di cuore, ma anche un profondo sentimento. Solo che i suoi sentimenti sono malati. Non è un uomo giusto ma nemmeno un inveterato criminale. È un parente stretto di quell’uomo del sottosuolo, con cui ha in comune la rabbia di essere un individuo rifiutato dalla società.
Ha l’istinto di un animale braccato. Sragiona ad alta voce, cerca di ricostruire le cause della sua catastrofe in un monologo che si sgretola in un dialogo in cui ricostruisce relazioni con immaginari interlocutori, giudici o avvocati d’ufficio.
Si trova anche a parlare con i fantasmi. Chiuso nella sua gabbia di sistemi, piani, assiomi, pretendeva che lei lo amasse, credesse in lui e lo seguisse…
Spesso è stato definito un guastatore, uno che fa saltare tutto in aria, anche le griglie in cui cerchiamo di incasellare la realtà. Ma con Dostoevskij saltano tutte le logiche. Intanto continua a parlare da solo. E sempre di se stesso: si giustifica e accusa gli altri.
È anche la confessione di un uomo del sottosuolo: “Sono un uomo malato, sono un uomo maligno”.
Della giovane moglie sappiamo poco, possiamo solo immaginare il dolore, le ferite dell’orgoglio, la vergogna dopo la ribellione, lontana dalla superbia del marito.
Info e prenotazioni: Teatro Comunale Niccolini Via Roma 49, San Casciano, 0558256388, 3939829857, teatroniccolini@gmail.com, www.teatroniccolini.it.
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