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Stefano Panti a Tavarnelle lo conoscono in tanti. Anzi, tutti come si dice in questi casi. Di professione fa il “farm manager”: tradotto, è il responsabile agricoltura del Castello del Nero Hotel & Spa.

Qui, nella campagna che da Spicciano porta verso Tignano, Stefano è nato: nel 1964, al Podere la Pieve, in una delle proprietà del Castello.

“I miei genitori – ci racconta – erano contadini mezzadri di questa fattoria di proprietà della famiglia Torrigiani. Curavano la campagna e facevano servizio al Castello”.

Una vita, quella di Stefano, iniziata e proseguita in mezzo a questi boschi, campi, oliveti e vigneti: “La mia infanzia l’ho passata qui. Aiutavo i miei genitori, c’erano ancora le mucche che facevano il lavoro dei trattori. Poi ho studiato per perito agrario: una volta finito andai a lavorare al Consorzio Agrario di Tavarnelle, occupandomi delle vendite. Concimi, gasoli, macchine e attrezzi agricoli”.

Intanto inizia a collaborare anche con il Castello del Nero: “I Torrigiani nel 1985 avevano venduto a una proprietà svizzera e io, anno dopo anno, gli facevo un piano di lavoro agricolo. Una consulenza gratuita visto che acquistavano i prodotti da me”.

La “sliding door” di Stefano ha una data ben precisa: 16 dicembre 1991. “Feci una scelta di vita – dice sorridendo – abbandonai il mio lavoro ed entrai come dipendente del Castello del Nero. Con, a quell’epoca, responsabilità praticamente… su tutto”.

Anni di duro lavoro, anche molto complicati. Poi la svolta con la proprietà Trotta: “Negli ultimi dieci anni qui è cambiato tutto – dice orgoglioso – anche nel settore agricolo. Abbiamo un vigneto di oltre 3 ettari impiantato nel 2003, uno di oltre 4 ettari del 2014 in produzione da quest’anno. In tutto abbiamo oltre 5 ettari di Chianti Docg e il restante Igt. Perché non Chianti Classico? Ai tempi i Torrigiani non erano interessati a entrare perché vendevano già bene il loro vino”.

Stefano Panti: “farm manager” Castello del Nero Hotel & Spa

Del resto, ci dice ancora, “l’agricoltura è sempre andata avanti al Castello, uve e olio li abbiamo sempre venduti bene. L’olio extravergine d’oliva nostro lo vendevamo al 90% alle persone del posto: così come oggi, oltre a quello che portano via gli ospiti. Avevamo una favolosa orciaia con i coppi in terracotta. Quest’anno? E’ andata bene, abbiamo avuto un ottimo prodotto e in buona quantità. Non siamo certificati ma è tutto biologico: abbiamo sulle 7.000 piante produttive, altrettante non produttive, risalenti alla gelata del 1985”.

Oggi il Castello del Nero dedica la stessa cura sia alla residenza che alla campagna. “In totale – ci racconta Stefano – la proprietà si estende su 296 ettari in un corpo unico”.

Sono state introdotte anche le arnie con le api: “Abbiamo iniziato nel 2017 – dice Stefano – ma con la siccità abbiamo prodotto pochissimo miele. Abbiamo cinque arnie belle, ma hanno davvero sofferto. Vediamo come va il 2018”.

C’è anche tanto seminativo: “Lo facciamo senza guadagno ma abbiamo 110 ettari di seminativo a rotazione per tenere in ordine i terreni. Per l’azienda, per gli ospiti che vanno a passeggiare: tre colture, grano duro, grano tenero, grani antichi, girasole e favetta”.

Molto anche il bosco: quello “della Signora”, quello “dei Pianacci” che confina con il bosco “dei Chiostrini”. In tutto sui 105 ettari. Quest’anno partirà un piano di tagli selettivi che darà cippato e legna da ardere. In parallelo saranno ripristinati molti sentieri interni ai boschi.

Ci lasciamo con una anticipazione: “Sto lavorando al progetto di un vigneto storico promiscuo – annuncia con soddisfazione – come era prima: pioppo, olivo, albero da frutto, vite. Si metterà in pista nel 2018 in un piccolo appezzamento e nelle posizioni in cui una volta esisteva, lungo la strada di Casaglia. La proprietà tiene molto alla parte agricola: è il nostro grande… giardino”.

Matteo Pucci

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