Articolo disponibile anche in: Inglese

“Gli esperti di tutta Italia mi aiutino a sciogliere il giallo michelangiolesco di Marcialla, del dipinto custodito nella chiesa della frazione barberinese attribuito al grande maestro da alcuni fonti scritte e dalla tradizione popolare”.

Giacomo Trentanovi

Giacomo Trentanovi

E’ il sindaco di Barberino Val d’Elsa Giacomo Trentanovi ad invitare critici, storici dell’arte ed esperti, riuniti in occasione del G7 della Cultura che si tiene a Firenze in questi giorni, a visitare la chiesa di Santa Maria a Marcialla e verificare l’eventuale paternità, mai accertata, del giovane Michelangelo.

Per anni la comunità ha conservato e tramandato l’orgogliosa consapevolezza di avere in casa una Pietà michelangiolesca, eseguita dal pittore in età giovanile probabilmente nel 1495 durante la sua breve permanenza nel convento degli Agostiniani a Marcialla.

“Vorrei si facesse chiarezza sulla presenza di un’eventuale “mano” michelangiolesca nella chiesa di Santa Maria – prosegue il primo cittadino – per non lasciare scoperta una di quelle pagine della storia dell’arte italiana che potrebbe rivelarsi tra le più importanti”.

“Il prestigioso evento fiorentino dà l’occasione – commenta il sindaco – di invitare i grandi esponenti della cultura mondiale a dare un parere sulla possibile attribuzione al genio fiorentino dell’affresco su cui fa leva anche la presenza della sigla “MBF” rilevata dietro una pietra dell’altare, sotto l’affresco”.

Il Comune si rende disponibile ad accogliere gli esperti interessati a studiare le iconografie.

L’attribuzione del dipinto a Michelangelo nasce da una tradizione locale molto antica, come riportato nella scheda dell’affresco eseguita dalla Soprintendenza negli anni ’80 e molti sono gli studiosi, da Weiss a Beck, che analizzano documenti e notizie d’archivio dell’arcivescovato fiorentino per arrivare a confermare l’attribuzione.

“Mi piacerebbe tenere viva l’attenzione sullo studio del dipinto – aggiunge il sindaco – per capire se può essere confermata l’ipotesi di un dono che Michelangelo, alla fine del quindicesimo secolo, voleva offrire agli Agostiniani in cambio della loro ospitalità”.

“Pare che il lavoro sia stato realizzato a più mani – rilancia – da qui la difficoltà dell’attribuzione – e che il grande maestro si sia fatto aiutare da due amici Granacci e Bugiardini: questo spiegherebbe, anche secondo alcuni critici, un disegno diverso e una tecnica più matura nelle parti laterali del dipinto”.

Il sindaco fa riferimento in particolare alla posizione del critico d’arte Ettore Bagnoli che emerge da un saggio recuperato grazie alle ricerche di Elsa Masi, una cittadina barberinese che ha dedicato anni allo studio dell’affresco permettendo alla comunità e all’amministrazione comunale di venire in possesso di molti elementi inediti orientati a confermare l’attribuzione dell’opera a Michelangelo.

“Da decenni sentiamo parlare di uno stretto legame tra il grande Michelangelo e la nostra frazione – conclude – i racconti degli anziani sono le principali fonti, alcuni di loro raccontano di quando portavano figli e nipoti alla chiesa di Santa Maria a vedere l’opera del grande maestro”.

Leggi altri articoli...