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La leggenda che circola da tempo immemorabile, avvalorata da un uso continuo da secoli, sembra avere più che un fondo di realtà, tranne che per un particolare: il leggendario Gallo simbolo del Chianti Classico è in realtà… Bianco.

La notizia è emersa da un epistolario del XV secolo ritrovato lo scorso anno in un archivio privato e donato all’Università del Molise Orientale, dove è stato studiato da un’equipe di paleografi.

Dallo scambio è possibile ricostruire l’evoluzione dei rapporti tra due signori, Ciacco di Giacomo di Roddi e Ganismondo degli Albefrighi, i cui possedimenti erano contigui, uno sotto Siena e l’altro sotto la Repubblica fiorentina.

Ganismondo scrive al suo “vicino di castello” deprecando le continue scorrerie che affliggevano quei territori di frontiera e auspicando una soluzione rapida del gonfaloniere di Firenze Pier Moscerini.

Ciacco di Roddi risponde annunciandogli una disfida tra nobiluomini, come risoluzione pacifica dei conflitti. La successiva missiva narra lo stupore e l’ira del fiorentino di fronte all’esito della disfida.

Narra nei dettagli gli accordi tra le due repubbliche: è stato convenuto di far partire dalle rispettive città due cavalieri e di fissare il confine nel loro punto d’incontro.

La partenza doveva avvenire all’alba e il segnale d’avvio sarebbe stato il canto di un gallo. I fiorentini ne scelsero uno nero, mentre i senesi optarono per uno bianco, che tennero chiuso in una piccola e buia stia pressoché digiuno per così tanti giorni da indurlo in un forte stato di esasperazione.

Il giorno fatidico della partenza, non appena fu tolto dalla stia, il gallo bianco cominciò a cantare fortemente anche se l’alba era ancora lontana. Il suo canto consentì quindi al cavaliere di Siena di partire immediatamente e con grande vantaggio su quello fiorentino, che dovette attendere le prime luci del giorno, quando il suo gallo, cantando regolarmente, gli permise di partire.

Ma dato il notevole ritardo che aveva accumulato nei confronti dell’antagonista, il cavaliere fiorentino percorse solo dodici chilometri in solitudine, poiché a Fonterutoli incontrò l’altro cavaliere.. La risposta del senese Ciacco è lapidaria: così ha deciso la sorte, e sigilla la carta con un timbro recante il Gallo Bianco, ormai metafora della vittoria.

Gli studiosi che hanno pubblicato la scoperta sul Tuscian Paleography Quarterly, una prestigiosa rivista scientifica, stanno analizzando le miniature di un manoscritto di incerta datazione che riporta l’immagine di un cavaliere con uno stendardo raffigurante un Gallo Bianco che esce da Firenze da Porta al Prato.

Questo naturalmente sconvolge secoli di tradizionale uso del Gallo Nero come simbolo del territorio del Chianti Classico, e il Consorzio dichiara che sono già avviate le procedure per introdurre il nuovo marchio, che raffigura un Gallo Bianco, attenendosi alla nuova realtà storica emersa.

Infatti il Gallo Nero compare su ogni bottiglia di vino Chianti Classico, sul collo o sulla retroetichetta, nonché presente sul territorio in innumerevoli modi, da sculture alte due metri presenti in tutti i comuni del territorio, al nome di una gara ciclistica, la Granfondo del Gallo Nero, e nel tempo è stato soggetto di opere d’arte come L’allegoria del Chianti di Giorgi Vasari sul soffitto del Salone dei 500 a Palazzo Vecchio, è stato il volto di molteplici iniziative di rilievo, come il Giro d’Italia 2016 con la tappa Chianti Classico Stage.

Insomma, una vero patrimonio di questo territorio, conosciuto in tutto il mondo.

P.S.: l’articolo era un… pesce d’aprile. Leggi qui la vera storia.

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