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Il nome “Triciclo” racchiude in sé il battesimo tenuto in garage, l’idea di movimento e la presenza di un trio: due artiste e la loro opera.

In parallelo all’acquisizione di uno spazio a cavallo tra i quartieri El Born e Sant Pera, a Barcellona, il progetto nasce un paio di anni fa nella vivace città di porto catalana. Praticato sotto forma di gioco, alla base l’originale concetto di upcycling.

Più che di riciclo si tratta di riutilizzo creativo. Con una buona dose di manualità ed estro artistico, ciò che sarebbe destinato ad essere buttato via o rimanere inutilizzato viene trasformato in collane, anelli, bracciali, orecchini. Senza l’intervento di alcuna macchina.

A lanciarsi coraggiosamente in quest’avventura Adele Giuntini e Costanza Nannoni: due ragazze di Barberino val d’Elsa che, approfondendo gli studi di partenza, rimboccandosi le maniche e imparando una lingua da zero, hanno avverato il sogno… spagnolo.

Dimostrazione giovanile di voglia di fare nonché orgoglio chiantigiano, le cogliamo nella settimana della Joya Art Jewellery Fair, un’importante fiera sulla Rambla di Santa Mònica. Già proiettate verso straordinari progetti futuri.

“Amiche da sempre – a parlare sono Adele e Costanza – ci siamo conosciute durante l’Istituto d’arte a Firenze. Intrapresi due percorsi differenti, ci mancava mettere le mani in pasta. Così, utilizzando materiali di scarto, in garage abbiamo iniziato a costruire oggetti”.

“Ornamento indossabile – proseguono – ci appassionò l’idea del gioiello. Alla Birmingham School of Jewellery abbiamo acquisito le basi di oreficeria. Venute tre giorni a Barcellona per mostrare il nostro lavoro a due galleristi, ci hanno esortato a proseguire qua la nostra strada”.

“Con il portfolio e cinque sperimentazioni in valigia – raccontano – ad agosto 2014 ci siamo trasferite. Investendo i soldi rimasti in uno spazio di duecento metri quadrati, abbiamo tentato il tutto per tutto”.

“Da lì è stata una crescita esponenziale – dicono ancora – In un flusso continuo di scambio, condividiamo il laboratorio con ogni tipo di arte: organizziamo concerti, spettacoli teatrali, mostre. Inoltre plasmiamo, esponiamo e vendiamo i nostri pezzi (alcuni sopra in foto di Massimo Fazio)”.

“La sfida rendere prezioso qualcosa di estremamente brutto – spiegano – Il fatto che passi dalle quattro mani lo completa. Avendo due tecniche opposte, ci affidiamo con rispetto l’una all’altra. L’unicità di ciò che realizziamo rispecchia quella della persona”.

“Quattro le collezioni – ce le descrivono – Ispirata all’indifferenza visiva, la prima con la carta igienica. Le altre rispettivamente con riviste, pelle e linoleum. Legate all’amuleto, l’intuizione più forte viene dal Chianti: sempre presenti la terra, la foglia, l’albero”.

“Cosa ci piace di più di questo mestiere? – concludono le ragazze – Senza dubbio la libertà di espressione e la soddisfazione di vedere un cliente che indossa qualcosa di nostro, con gli occhi che gli brillano”.

Noemi Bartalesi