Articolo disponibile anche in: Inglese

Sono i “Frammenti di vita” di Markus Holzinger, i “Ricordi toscani” di Roberto D’Ambrosio, i “Sogni in equilibrio” di Alessandra Galardi a regalare alla Fortezza Medicea di Siena tutti i colori e le visioni di tre concetti pittorici diversi. Di tre artisti sancascianesi.

“Il progetto – spiega l’ideatrice e curatrice delle tre personali, Giovanna M. Carli (in foto) – prevede la diversità, anzi. Non solo la prevede, ma l’accoglie e la esalta proprio dal confronto che scaturisce, in questo caso, da percorsi artistici diversi perché partoriti per differenti esigenze”.

Una mostra, o come ama scherzare Giovanna M. Carli, in arte “Dodi”, una tri-mostra: “Tre personali – continua la critica d’arte – che trovano la loro naturale collocazione all’interno di quella straordinaria cornice che considero sia la Fortezza Medicea, oggi sede dell’Enoteca italiana e di Millevini Ristorante Lounge che per l’occasione si sottotitola In ARTE, forte eretto tra il 1561 e il 1563 per volontà del granduca Cosimo I de’ Medici, mentre venivano costruiti gli Uffizi. Un luogo che ha una vocazione difensiva e che spero serva da “fortino” contro il dilagare della pittura di cattivo gusto e kitch”.

Roberto D’Ambrosio espone circa venti dipinti con i modi di un composto impressionismo ma con l’impeto già di un espressionista, riscontrabile nella gestualità con cui crea le sue opere e per la resa dei personaggi disposti sapientemente sulla scena. Sono vedute rubate dalle città toscane, in particolare in un omaggio a Firenze.

Segni che inseguono algoritmi incessanti sotto la frenesia di un pensiero che pare non arrestarsi mai sono la caratteristica della pittura necessaria di Markus Holzinger, tedesco di nascita e figlio d’arte. Grato alla pittura, l’autore afferma addirittura che la quotidiana dedizione ai pennelli gli abbia salvato la vita.

Alessandra Galardi, nella sua personale, invece, presenta venti dipinti che recano forte e indelebile l’indomita ricerca sull’arcaicità e sulla contemporaneità. Usa la pomice su tela per non eludere il legame tra uomo e terra, legame ancestrale, come acqua e colore da cui scaturiscono acquerelli dal forte impatto visivo.

“Presento Alessandra Galardi – afferma Dodi – perché merita di intraprendere un suo proprio percorso all’interno dell’arte visiva. Mi interessa la sua narrazione in cui l’uomo si perde e si ritrova di continuo”.

Le tre mostre, inaugurate venerdì 24 giugno 2016, hanno già registrato oltre cinquecento presenze.