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La Divina Commedia è stata composta probabilmente prima del 1310, in un periodo anteriore alla cronologia ipotetizzata dagli studiosi fino ad oggi.

E’ uno degli indizi più significativi che emerge dallo studio in corso a cura del Centro Pio Rajna sull’Officiolum di Francesco da Barberino, il primo testimone della Divina Commedia, ora disponibile nella riproduzione in facsimile della Salerno Editrice.

Il prezioso documento, perduto e poi ritrovato già dal 2003, è stato presentato per la prima volta in Toscana nelle scorse settimane: poi è stato portato anche nelle mani del presidente della Repubblica italiana Sergio Mattarella.

Giurista ghibellino, poeta e trattatista, Francesco da Barberino (1264-1348) fu il primo a menzionare la Divina Commedia e ad attestare una conoscenza diretta della prima cantica quando il poema era ancora in fase di composizione. L’Officiolum, da lui redatto e decorato tra il 1304 e il 1309, è il testo di preghiere più antico finora conosciuto prodotto in Italia.

Contiene testi in latino e in volgare illustrati da un raffinato apparato iconografico in cui si possono riconoscere suggestioni di due grandi contemporanei di Francesco: Dante e Giotto.

Del manoscritto è stata a lungo rimpianta la perdita, fino al fortunoso ritrovamento nella primavera-estate del 2003: ha schiuso orizzonti nuovi nel campo dell’alta cultura dell’Italia mediana, tosco-emiliano-veneta, tra la fine del XIII e gli albori del XIV secolo, focalizzata sui nomi illustri di Giotto per l’arte figurativa, di Dante sul piano linguistico e letterario (con tutto ciò che si muove intorno a loro).

La riproduzione in facsimile dell’Officiolo, fedelissima all’originale, offre una preziosa documentazione, aperta alla fruizione del vasto pubblico, della piú spettacolare invenzione iconografica nell’arte della miniatura italiana fra Due e Trecento: il capolavoro, imprevedibile nella sua magnificenza, di uno straordinario intellettuale dell’autunno del Medioevo.

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