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La cantina è a pochi passi dal centro storico di Greve in Chianti, da quella piazza conosciuta in tutto il mondo. Per l’Azienda Agricola Sagrona questa vicinanza con il paese, anzi questo esserci immersa, non rappresenta un ostacolo. Certo, qualche difficoltà logistica c’è, ma ci sono anche altri vantaggi.

Nello Manetti è il fondatore dell’azienda, insieme ai suoi fratelli Brunetto e Dante. Oggi le nuove generazioni hanno preso le redini.

“Eravamo mezzadri fino al 1960 – racconta Nello – poi, con la fine della mezzadria prendemmo un negozio di alimentari in piazza. Uno zio, Giuliano, non poteva andare nel campo perché era zoppo e stava lì. Io invece lavoravo in agricoltura, con i miei fratelli abbiamo costruito con le nostre mani l’edificio dove oggi c’è la cantina, all’inizio degli anni Settanta, sotto la collina di Sagrona”.

L’azienda si estende su 25 ettari: 3 ettari vitati (2 iscritti a Chianti Classico), 2 ettari e mezzo di olivi (550) e mezz’ettaro di giaggiolo, che a inizio estate adorna in maniera spettacolare le vigne delle famiglia Manetti che, ha iniziato a fare Chianti Classico negli anni Settanta.

“All’inizio – raccontano – si vendeva in partita, il primo imbottigliamento lo facemmo nel ’73. Facevamo bottiglie, fiaschi, fiaschetti… . Si mandava tanto vino in Germania, si andava due volte alla settimana a Firenze a portare il prodotto”.

Qui è ancora molto importante la vendita diretta, per la maggior parte anche con clienti del posto. Poi ci sono clienti storici che arrivano da tutta Italia. Il mercato locale di ristoranti, enoteche. E anche i turisti che fanno pochi metri e, da piazza Matteotti, scoprono una cantina… in paese.

“Imbottigliamo circa 6.000 bottiglie di Chianti Classico e 3.000 di Igt. Il nostro Chianti Classico è un vino tradizionale, con grande presenza di Sangiovese. La differenza la fa sempre la vigna”.

Poi c’è il giaggiolo, coltivazione che a Greve in Chianti c’è sempre stata con il destino di rifornire la profumeria francese. “Adesso la richiedono, fra le tre (giaggiolo, olio, vino) forse è quella che ha maggiore mercato e minore burocrazia”.

“Li abbiamo in mezzo alle vigne i giaggioli, altrimenti gli istrici li mangiano. Richiedono grande lavoro nel periodo luglio-agosto. Aumentarne la produzione sarebbe complicato, servirebbe troppa manodopera. Ma in mezzo alle vigne noi continuiamo… a piantare le barbatelle”.