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La “temperatura” della presenza di turismo di alto livello nel Chianti Classico, che porta conoscenza, indotto e spesso… altro turismo, la misuriamo insieme a Fabio Datteroni, Managing Director & General Manager del Castello del Nero Hotel & Spa, a Tavarnelle.

Datteroni, che 2017 è stato per il Castello del Nero?

“Abbiamo raggiunto il coronamento degli investimenti, degli sforzi commerciali, della consistenza di qualità e di servizio sempre maggiori, accurati e personalizzati. E’ stato un anno in cui tutti i record di posizionamento e di risultato sono stati ampiamente battuti”.

L’obiettivo per il 2018?

“Far sì che il risultato del 2017 possa essere migliorato ulteriormente. E che possa diventare una continua, lieve, crescita nel tempo”.

Peraltro parliamo di una realtà che dà lavoro a tantissime persone…

“Nel periodo di picco della stagione siamo stati più di 100.  Teniamo a far sì che le persone che lavorano con noi siano nella stragrande maggioranza del territorio. Dobbiamo essere un investimento di lungo termine per i nostri dipendenti, come garanzia di vita. Deve esserci una fidelizzazione verso il Castello come luogo di lavoro, crescendo insieme nella professionalità”.

A fronte di questi elevati numeri c’è un senso di appartenenza fra i lavoratori?

“Molto elevato. Lavoriamo per tutelare al massimo le persone che lavorano con noi, offrendo possibilità di crescita, training, premi sulle performance. E’ uno dei successi di Castello del Nero. Le persone sanno che lavorando bene, anzi benissimo, possono essere responsabili del proprio futuro. Ognuno di noi qui è responsabile del proprio successo”.

C’è un settore che l’ha stupita in positivo?

“Quello che mi ha fatto piacere è che la crescita è stata costante in tutti i reparti. Da noi non si viene solo per dormire occasionalmente: gli Ospiti vedono il Castello del Nero come una destinazione. Veniamo scelti dal turista, per “incentive”, business, ormai siamo una meta consolidata all’interno del territorio nel quale ci troviamo”.

Una caratteristica che vi contraddistingue?

“L’umanità inserita in un contesto di elevata professionalità. E’ uno dei più grandi complimenti che riceviamo, di uno staff presente quando è necessario, che scompare e riappare quando l’Ospite manifesta necessità. In un contatto amichevole, di ospitalità con la “O” maiuscola. Del resto cerchiamo di accogliere come in una casa: lo notiamo anche dai commenti degli Ospiti alla partenza, dove ci sono riferimenti diretti alle persone che hanno conosciuto. Cerchiamo di avere l’intelligenza di leggere nelle individualità, di capire bisogni e necessità. Per noi il grande successo è arrivare a creare un soggiorno su misura”.

Quanto vi aiuta la vostra collocazione geografica nel vostro progetto di accoglienza?

“Abbiamo la grande fortuna che l’essere umano nel dodicesimo secolo ha creato questo Castello. Che è stato preservato, mantenuto e restaurato, portandolo a nuova vita. La collocazione stessa in un territorio come il nostro, nei sogni di ogni persona nel mondo, è uno dei punti focali del Castello del Nero. Sempre ricordandosi che ogni meraviglia deve avere un’anima”.

Tenete molto anche al legame con il territorio e lavorate in questo senso: qui qual è il suo bilancio?

“Quando sono arrivato, sei anni fa, la sensazione iniziale era di una soggezione o reticenza a varcare il cancello da parte di chi vive nel territorio circostante. Con il lavoro abbiamo cercato di avvicinarci il più possibile, mostrandoci per quello che siamo, dando spazi e possibilità: a oggi posso dire che siamo molto più raggiungibili e accessibili. E infatti abbiamo visto una notevole crescita di clientela non residente in albergo, che viene per utilizzare Spa, ristoranti, partecipare agli eventi”.

Parlavamo dei due ristoranti. La Torre ha confermato la sua Stella Michelin, gioia o responsabilità?

“Tutte e due: dopo anni di investimenti per elevare il livello di qualità e servizio, vedersi riconosciuti da un simbolo compreso a livello globale è motivo di grande gioia. Dobbiamo però far sì che le aspettative che le persone hanno quando vengono da noi siano rispettate. O addirittura superate. Vogliamo che il nostro Ospite lasci la struttura sapendo che ha vissuto un’esperienza. Di gusto, di tatto e di contatto. Che non è fine a se stessa: per noi è importante che ogni traguardo che raggiungiamo non sia un punto di arrivo, ma una base su cui costruire e continuare a crescere”.

In tutto questo però è fondamentale avere una proprietà che ci crede…

“Certo. La nostra proprietà ci supporta, condivide questa visione e ci sprona in continuazione a creare felicità. In un percorso a doppio flusso: rendiamo felici gli ospiti nei servizi che forniamo e vediamo riconosciuto lo sforzo giornaliero da parte degli Ospiti stessi. Così si crea in noi la felicità di continuare. E’ un virus benefico”.

Matteo Pucci

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