Fino al 24 settembre, presso lo Showroom della Fonderia del Giudice in piazza Matteotti 5, a Greve in Chianti, potrete godervi la mostra “Gratitudine” di Victor Agudelo.

“Per me è un grandissimo piacere poter esporre nello showroom della famiglia Del Giudice – inizia così la nostra chiacchierata durante l’inaugurazione della mostra – Li conosco da quando mi sono trasferito dalla Colombia: andavo in fonderia da loro con il mio docente e mi sono innamorato della loro capacità tecnica e della loro abilità nel comprendere esattamente quello che l’artista gli chiede”.

“Qui non ho portato molti bronzi – descrive la mostra – ma ho portato una collezione, principalmente di opere in alabastro che raccontano una parte del mio lavoro, del mio modo di interpretare l’arte scultorea. In Accademia, a Firenze, ho imparato a lavorare tantissimi tipi di pietra; mi piace lavorare con pietre diverse, ma l’alabastro è un materiale che mi affascina particolarmente”.

“Sapere che, grazie alla sua luminosità e malleabilità – racconta ancora Victor – ci venivano fatte le vetrate delle chiese, dona un’importanza particolare a questa pietra. Spesso vado da alcuni grandi artisti di alabastro e cercando tra gli avanzi delle loro opere, trovo dei pezzi che mi raccontano una storia. Io non faccio altro che dare vita a quei pezzi e godere della luce e dei colori che mi vengono donati”.

“Credo anche fermamente – prosegue – che fare delle opere leggere, possa aiutare le persone a rilassarsi ed a riconoscere che alcuni periodi difficili della vita, possono essere affrontati e superati, i rapporti tra le persone possono essere lieti e proficui. Tutto questo, cerco di insegnarlo nei miei Workshop che faccio in Svizzera, dove vivo”.

“Qui presento una serie di queste opere leggere – racconta ancora – cioè opere che raccontano storie semplici, facili da riconoscere, ma con l’alabastro e con altri materiali, il marmo, le pietre arenarie, ho fatto nella mia vita opere anche molto complesse, con multipli significati, difficili da comprendere senza un po’ di studio”.

“Faccio un esempio – descrive una sua opera esposta – “i punti sacri”. Questa opera può sembrare una valorizzazione dei punti erotici della donna, ma può essere anche vista come l’espressione della forza femminile, la parola perciò la ragione, l’allattamento perciò la nutrizione ed il suo sesso, la procreazione”.

“Per me è fondamentale comunicare attraverso le mie opere – conclude – e far capire che tutti noi possiamo dare vita a qualcosa, che ci aiuti nell’affrontare meglio la nostra vita”.

“Victor lo conosco da quando sono una ragazzina – dice Sarah Del Giudice – veniva in fonderia per delle sue opere o per seguire le opere di altri e semplicemente ascoltando le parole di mio padre, faceva propria ogni tecnica ed ogni trucco del mestiere”.

“Negli anni siamo rimasti amici – conclude – e vedere le sue opere scultoree palesa la sua capacità tecnica ed il suo vedere oltre gli schemi, riconoscere e far risaltare la bellezza, anche dove altri vi hanno rinunciato, oppure rendere possibile che tutti si sentano a proprio agio, realizzando una piccola o grande opera d’arte”.

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