In hoc signo vinces, con questo segno vincerai, dicevano i Romani.

In hoc palio vinces, con questo drappo vincerai, è la trasposizione con cui Diego Consales ha sintetizzato l’esperienza paliesca dei pittori del drappellone del Palio di Siena.

Il volume di Diego Consales è stato presentato nei giorni scorsi nella Contrada della Selva, a Siena.

Un pomeriggio particolare, con la presenza dei pittori che hanno dipinto i drappelloni vinti dalla Contrada della Selva: Loris Cecchini (pittore del drappellone del 2000), Francesco Del Casino (pittore del drappellone del 2003), la famiglia di Tino Stefanoni (pittore del drappellone del 2006), Ali Hassoun (pittore del drappellone del 2010), la sancascianese Elisabetta Rogai (pittrice del Drappellone del 2015), in collegamento Milo Manara (pittore del drappellone del 2019) e Luciano Valentini.

Non si è parlato semplicemente di arte, ma della esperienza paliesca vissuta dai pittori e raccontata nel volume di 244 pagine con cui Consales rende omaggio ai pittori dei drappelloni dal 1999 al 2019.

 

E che rappresenta anche un omaggio a tutta Siena, che custodisce queste opere d’arte nei musei di Contrada.

Spiega l’autore Diego Consales: “La passione per i drappelloni mi ha spesso portato nei musei delle Contrade e sempre mi sono domandato quale lavoro, intenzione, idea, ansia, emozione vi fosse stata dietro quella straordinaria prova. Perché di non comune prova si tratta quando si è chiamati a mettere il proprio tassello in storie e tradizioni secolari”.

 

Anno dell’Expo, il 2015, Elisabetta Rogai ricorda quel giorno, la bocca asciutta dall’emozione, la corsa pazza dei cavalli durata un attimo, ma le immagini sono rimaste ancora nei suoi ricordi fatti di colori, urla, gente che piange e si abbraccia, cavalli pazzi e frementi.

E il “suo” Drappellone di tessuto di seta tirato da mille mani, conquistato e poi esposto sul carro trascinato dai buoi, mostrato lentamente nel giro della piazza dalla terra rossa per poi finire in chiesa, come una testimonianza sacra.

Il drappellone realizzato dall’artista sancascianese non solo traduce pittoricamente la dedica, “Terra di Siena, terra del mondo”, ma riesce a coniugare, perfettamente, gli elementi inscindibili della grande festa senese: gioco e ritualità, sacralità e umanità.

Portato in trionfo dai contradaioli della Selva

Il 10 agosto si svela il drappellone, nel caso della Rogai dipinto anche con il vino del territorio senese, davanti al sindaco, alla giunta comunale, alla stampa e ai media: i simboli delle 10 contrade, i berberi, usati come biglie da un bambino, Siena sullo sfondo.

E soprattutto l’immagine di Maria, Assunta in cielo, tenera e protettiva: soprattutto immagine emblematica di donna, una immagine dove si indovina la sensibilità tipica dei grandi affreschi di ispirazione religiosa e un’identità femminile forte e orgogliosa.

Che evoca il concetto atavico di Madre Terra ,oltre ai contenuti allegorici che richiamano uno dei tratti più tipici e universalmente riconosciuti dell’identità territoriale senese, la produzione agroalimentare.

E il secolare legame tra la città e le sue campagne, il riconoscimento del ruolo delle donne nell’alimentazione mondiale.

 

Una vera opera culturale dove, insieme ai colori a olio, ecco un ritorno alla terra di Siena, sulla seta sono presenti tutti i vini senesi, un messaggio prezioso che rende uniche le creazioni di Elisabetta Rogai.

Perché con il passar del tempo il vino invecchia, così il colore cambia, trasformando le sue produzioni in qualcosa di eternamente vivo.

Se l’arte è strettamente connessa alle capacità di chi la esprime Elisabetta Rogai  è, sicuramente, una grande protagonista e testimone. E con il drappellone dipinto nel 2015, anche nella storia immortale di Siena.

Il Drappellone di Elisabetta Rogai

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