I vigneti, oltre a rappresentare un luogo di lavoro ed economia fondamentale nel territorio del Chianti Classico, sono spesso, in particolare quelli condotti a biologico o biodinamico, un vero e proprio spettacolo della natura.

In particolare, ovviamente, in primavera: tutti da vedere e da gustare (e fotografare).

A questo proposito riceviamo e pubblichiamo queste righe da Andrea Pagliantini, grande amante del territorio chiantigiano, espertissimo in particolare del Chianti Senese.

Il sovescio turchese delle vigne di Brolio

Morevole turchese derivante dal fiorire della falesia, tocco di giallo della colza, tocco bianco di veccia, filari di sangiovese di Brolio fra la Grotta e il castello, sgargianti di azoto, che al tramonto sembrano diventare un luna park per api impazzite che non vogliono andare a dormire.

Il “Sempre caro mi fu quest’ermo colle” qui non avrebbe ragione di essere, perchè l’orizzonte è vasto e non occlude quell’infinito orizzonte di mondo di polline in viaggio verso la mole Amiatina.

 

Il sovescio, un modo efficace e romantico per ridare energia al terrreno, alle viti, alla qualità del vino, al soffio biondo portato alle narici da un ottimista tepore turchese.

“Così tra questa immensità, s’annega il pensier mio: e il naufragar m’è dolce in questo mare”.

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