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Troneggia lungo le mura medievali di San Casciano, che guardano piazza della Repubblica.

Quelle mura sotto le quali oggi c’è un bellissimo prato e che, in passato, hanno visto di tutto: dalle partite di calcio al tamburello, dai concerti durante le Feste de l’Unità alle auto parcheggiate.

Stiamo parlando del Cervo di Mario Merz, che scruta tutti dall’alto ormai dalla fine degli anni Novanta.

Preceduto (o seguito, dipende sempre da che parte… si guarda) da numeri al neon (purtroppo spesso preda dei soliti incivili vandali) che rappresentano una progressione numerica di Fibonacci.

Imbalsamato, forse tutti non sanno che il Cervo nei primi tempi era “preda”, oltre che delle intemperie, anche degli uccelli che ne strappavano la pelliccia.

Si decise allora di “argentarlo” (è una fusione di alluminio), rendendolo meno “appetibile” e conservandolo in maniera migliore, nella versione che vediamo oggi.

In molti si chiedono il “significato” di questa opera, che nei primi tempi della sua installazione non piacque a tutti i sancascianesi: del resto l’arte contemporanea, da sempre, divide.

Ammesso che ognuno in un’opera d’arte, come in qualsiasi altra opera dell’uomo o della Natura, vede quel che vuole, quel Cervo è lì a rappresentare, insieme ai numeri, la crescita inarrestabile del mondo naturale.

 

Una crescita spesso osteggiata, ferita dalla mano dell’uomo: ma sempre e comunque capace, con la sua forza e potenza, di progredire. Come la progressione… di Fibonacci.

Un consiglio? Goderselo al tramonto, seduti sul muretto che divide la strada dal giardino lungo le mura.

Magari gustandosi un gelato acquistato in una delle favolose gelaterie che punteggiano il centro storico di San Casciano.

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