Il vigneto toscano come laboratorio per la ricerca scientifica e la sostenibilità dell’agricoltura toscana nel percorso di adattamento e mitigazione ai cambiamenti climatici.

Sono le vigne, che si estendono su quasi 60mila ettari e sono presenti in tutti gli habitat regionali, le testimonial scientifiche dell’accordo siglato al Vinitaly tra Vigneto Toscana, l’associazione dei viticoltori di Coldiretti Toscana nata nel 2021, ed il Consiglio Nazionale delle Ricerche – Istituto per la BioEconomia (IBE-CNR).

Coldiretti Toscana e IBE-CNR, che già collaborano ad un altro importante progetto sui benefici delle piante da interno negli ambienti scolastici i cui risultati saranno presentati nelle prossime settimane, fanno un nuovo passo in avanti insieme.

A suggellare la firma della convenzione di ricerca, a Casa Coldiretti, nello spazio Cangrande, di fronte ad una sala tutta piena, è stata la vicepresidente e assessora all’agroalimentare Stefania Saccardi.

Stefania Saccardi a Casa Coldiretti al Vinitaly di Verona

La presentazione è stata coordinata dal direttore di Coldiretti Toscana, Angelo Corsetti.

“La scelta di Coldiretti di investire in innovazione e sperimentazione – ha detto Saccardi soddisfatta per la nuova collaborazione  – è davvero la scelta di chi vuole rispondere in maniera appropriata alle sfide del futuro. IBE-CNR è un interlocutore di grande valore. Ci sono tutti i presupposti per costruire una prospettiva nuova partendo dalla ricerca e dalla tecnologia. Il numero di domande al primo bando per l’agricoltura di precisione, oltre 800, è significativo del bisogno di sostenibilità ecologica ed economica del settore. La strada è quella giusta”.

“Non possiamo più prescindere da una attenta e scrupolosa gestione delle risorse e degli input produttivi sia in termini ambientali che di costi. L’agricoltura deve adattarsi e deve farlo rapidamente per restare competitiva e continuare a garantire la produzione di cibo e vino” ha spiegato Fabrizio Filippi, presidente Coldiretti Toscana.

“Con questo accordo – ha sottolineato – che sigliamo nel contesto della più importante fiera internazionale del vino, gettiamo le fondamenta per un’agricoltura, e nello specifico una viticoltura, più sostenibile che deve prepararsi a far fronte alle conseguenze di lunghi e sempre più frequenti periodi senza precipitazioni e sfasamenti stagionali. Dal campo alla tavola e dalla vigna al bicchiere la sostanza non cambia. Vogliamo dare gli strumenti alle imprese per adeguarsi ai nuovi scenari”.

La siccità ed i cambiamenti climatici che stimolano inoltre le condizioni favorevoli allo svilupparsi di malattie e al proliferare di insetti dannosi per le viti e l’uva minacciano il primato di qualità del vino Made in Tuscany che può vantare 58 indicazioni geografiche riconosciute, di cui 52 DOP (11 DOCG e 41 DOC) e 6 IGT che presidiano la quasi totalità della superficie vitata toscana (96,4%) rispetto alla pur elevata media nazionale (63%) con il settore che garantisce il 21% della produzione agricola regionale per un valore di 485 milioni di euro ed esportazioni per 1,2 miliardi di euro. 

Lo scorso anno l’assenza per lunghi mesi di precipitazioni unita al caldo record aveva causato danni per 260 milioni di euro alle imprese agricole e bruciato il 10% dei prodotti agricoli.

“Per restare ai vertici mondiali della qualità il nostro settore deve investire nella ricerca applicata, in innovazione e sostenibilità – ha aggiunto Letizia Cesani, vice presidente di Vigneto Toscana – Sviluppo, crescita, approfondimento, consapevolezza: sono già le parole chiave del nostro presente”.

La mission della convenzione è attivare forme di collaborazione che si traducano in iniziative e progetti in ambiti di comune interesse relativi ad azioni di promozione e sviluppo atte a valorizzare il patrimonio vitivinicolo locale del territorio, fruendo reciprocamente delle rispettive conoscenze, competenze, strutture e strumentazioni.

 

“Il lavoro di ricerca non è mai concluso fino a che non arriva sul territorio – – ha spiegato Giorgio Matteucci, direttore IBE-CNR – Il primo impegno sarà informare e trasferire quanto di ricerca è stato fatto dal CNR-IBE con un’azione di divulgazione e successivamente lavorare per trovare e fornire soluzioni di resilienza per le imprese del settore con nuovi progetti”.

“Come? Per esempio – ha risposto Matteucci – applicando la viticoltura di precisione nei vigneti per far si che l’uso delle risorse, come l’acqua, sia sempre più efficiente ma anche attraverso l’impiego di pratiche agronomiche che tengano in considerazione l’impiego del biochar, come input per migliorare lo stock di carbonio, il rilascio di nutrienti che le condizioni idriche del suolo”.

“Ed ancora – ha concluso – riducendo al minimo l’utilizzo dei mezzi meccanici nelle lavorazioni in vigna e incentivando l’utilizzo di soluzioni naturali contro gli infestanti”.

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