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I pici sono fatti a mano, lì per lì, dai cuochi del circolo Arci e la lunga e paziente fila di clienti racconta che sono ben apprezzati.

Qualche passo più in là si trova l’imperdibile quaglia ripiena su crema di pasta, una delle prime specialità che si incontrano nel cammino tra le viuzze di Villa a Sesta, cucinato da uno dei ristoranti-Michelin che partecipano al festival “del mangiar con le mani”.

La quaglia proviene dalla Bottega del 30 che, come il circolo Arci che impasta pici ma serve anche migliaia di caffè, qui a Dit’Unto gioca in casa.

Come anche l’Asinello, che si trasforma nella “Animel house” e offre agli avventori di Dit’Unto animelle, cicoria, caprino e farro ai peperoni; come l’Osteria alla Villa che prepara involtini thai, come l’Osteria La Villa di Sotto che sforna pizze e l’azienda agricola Villa a Sesta che pensa ai “gottini” di vino.

Le delizie dei “padroni di casa” del piccolo borgo del comune di Castelnuovo Berardenga sono affiancate in una calda domenica di ottobre da una quarantina di altri particolari manicaretti preparati da chef di rinomati ristoranti che arrivano qui nel cuore del Chianti un po’ da tutta Italia.

La loro, ormai tradizionale, presenza è la particolarità dell’appuntamento gastronomico, alla sesta edizione, capace di portare migliaia di visitatori (lo scorso anno erano stati novemila e in attesa dei numeri ufficiali le stime prevedono che quest’anno siano stati altrettanti) a fare pic nic “stellati” allestiti tra le vigne di Villa a Sesta, accompagnati da musica, dimostrazioni di arte e artigianato e animazione per bambini.

Tra i protagonisti del Dit’Unto quest’anno c’è Andy Luotto, attore, comico e cantante che insieme a Renzo Arbore e Marisa Laurito ha fatto la storia della televisione italiana in programmi come Quelli della Notte e L’altra domenica.

A Villa a Sesta è nei panni di cuoco per far conoscere il pancotto broccoli e salsiccia del suo ristorante “Là” nel cuore di Roma e si mette volentieri in posa per i selfie con i fan che lo hanno riconosciuto con il grembiule addosso.

Ci sono stand presi di assalto da subito, dalle 12, si fanno pazienti file per il kebab di cinghiale del ristorante Il Piastrino di Pennabili (Rimini) ad esempio, per la ribollita ramen dell’Essenziale di Firenze, per la delizia al cioccolato con sorbetto di pompelmo del Poggio Rosso di Castelnuovo Berardenga.

Ma anche per l’hot dog di cacciagione chiantigiana dell’osteria di Volpaia di Radda in Chianti. Quando la calca dell’ora di pranzo inizia a diradarsi verso le 15 alcuni stand sono costretti a chiudere, hanno finito le scorte.

Ma la gente continua ad arrivare anche nel pomeriggio, si degusta, ci si gode il panorama delle vigne che si colorano di oro e soprattutto quell’accoglienza che sa dare una comunità “vecchio stile”.

Come spiegano i suoi abitanti – una cinquantina, quasi tutti arruolati come volontari per il Festival e armati di cappelli di paglia – “fondata sui rapporti umani e sulla valorizzazione dei luoghi dell’anima”.

Lisa Baracchi (Foto di Gabriele Fredianelli)

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