Articolo disponibile anche in: Inglese
“Dire che sull’annata olearia 2017 non siamo preoccupati sarebbe assurdo, ma sul Chianti Classico posso essere molto precisa: la situazione non è drammatica come si dice per altre zone della Toscana”.
A confermarlo è una vera autorità nel settore, ovvero Fiammetta Nizzi Grifi, agronomo e responsabile tecnico del Consorzio dell’Olio Dop Chianti Classico: “Abbiamo oliveti in altezza che a fronte di una fioritura abbondante sono carichi di frutti, ad esempio alcuni moraioli che ho visto nell’ultima settimana. Nei nostri terreni, tenaci e alti, non c’è sofferenza da secco”.
Alcune zone poi hanno avuto anche qualche segno di buona sorte: “A Panzano, in Conca d’Oro, la pioggerella dei primi di giugno ha dato rinforzo alla criticità del momento”.
Poi però, prosegue Nizzi Grifi, “ci sono zone del Chianti Classico da sempre in crisi d’acqua, ad esempio a Castellina in Chianti, dove la situazione è drammatica. Ma solo sugli oliveti non ben condotti e non ben coltivati”.
Perché il problema vero, più del clima, è quello della cura dell’olivo: “Dove si fa un minimo di pratica agronomica non ci sono gravi problemi. Basta mettere un po’ di budget nelle olivete. Dove non si fa c’è crisi, ma sarebbe stata uguale se ci fosse stato un clima diverso”.
“Un’annata drammatica sarà per la Maremma – prevede – perché lì il caldo dell’aria ha seccato i fiori prima che si aprissero. Il nostro territorio quest’anno darà… la pagella ai proprietari: quelli che non fanno nulla non verranno certo premiati”.
“Solo con la lavorazione del terreno infatti – conclude Nizzi Grifi – creo una situazione che combatte contro lo stress idrico, anche perché l’olivo come pianta regge fino a 47 gradi di temperatura. Il caldo e la mancanza di acqua non influiscono da soli: la sofferenza arriva se l’olivo viene lasciato a se stesso”.
Matteo Pucci