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Silvia Frasson, attrice, da qualche tempo ha deciso di stabilirsi nelle colline chiantigiane. L’abbiamo incontrata per farci raccontare il suo spettacolo in arrivo. E se il vivere nel nostro territorio l’abbia influenzata anche sul palcoscenico. Ne è venuta fuori una bellissima storia.

Silvia Frasson, attrice, raccontaci… chi sei.

“Toscana, vengo dalle colline senesi, da Chiusi. A 20 anni ho lasciato il paese per andare a studiare all’accademia teatrale “Paolo Grassi” di Milano, è stato quello il primo incontro con la città. Avevo cominciato a recitare al Liceo Classico di Montepulciano, mi piaceva, sul palco mi sentivo a mio agio, mi sembrava di riuscire bene dove nella vita invece arrancavo, da bambina ero timida e silenziosa, sul palco mi sentivo libera di essere chiunque e il suo opposto. Il palco non mi faceva paura, anzi mi chiamava. Ho studiato a Milano per 4 anni: la scuola iniziava alle 9 di mattina e terminava alle 19 , da lunedì a venerdì. Poi c’è stato l’incontro col mondo del lavoro, un incontro scontro, diciamo. E’ davvero difficile fare questo lavoro, sono poche le possibilità, pochi i soldi, tanti gli attori. Nessuna tutela, pochi riconoscimenti. Ma è il mestiere più bello del mondo, puoi vivere mille vite, conoscere tante storie e attraversarle. Così è nata la mia strada, visto che era così difficile lavorare, il lavoro me lo sono creato da sola. Ho cominciato a scrivere i miei spettacoli: cercavo una storia che mi piaceva, la raccontavo a modo mio, trovavo un musicista che mi accompagnava e andavo in giro a raccontarla. Ed è andata molto bene, sta andando molto bene, mai senza fatica. Ma bene. Poi negli anni mi è capitato e mi capita tuttora di partecipare come attrice ad altre produzioni, ho lavorato con grandi registi e in grosse produzioni, e mi piace da impazzire fare “l’attrice scritturata”, ma è sempre più difficile e se hai una tua risorsa creativa hai una fortuna”.

In un certo senso sei stata “rapita” dal nostro territorio, visto che hai scelto di vivere nel Chianti. Raccontaci come sei arrivata…

“Vivevo a Firenze da 6 anni, prima a Roma, prima ancora a Milano. Già Firenze era una dimensione più giusta per il mio animo abituato ad avere intorno non palazzi e traffico ma cieli e colline. Due anni fa sono riuscita a prendermi finalmente una macchina, gli attori di teatro non vivono nell’oro diciamo… . Ci si deve sempre inventare come arrivare a fine mese. Il passo dopo, a quel punto, doveva essere questo: cercare una casa in collina! Sono arrivata a San Quirico per caso, ho messo un annuncio che stavo cercando casa fuori città, conoscevo poco queste zone. Un anno fa esatto, venni a vedere la casa, era una domenica fredda ma piena di sole. Salivo, mi avvicinavo e si snodavano le colline, ero emozionata. Vidi la casa e me ne innamorai subito, la vista è mozzafiato. Mi sono sentita subito al mio posto, è stata una specie di ricongiungimento familiare, io e le colline, finalmente, di nuovo, insieme. Queste colline mi hanno rapito, è stato davvero così”.

La vita chiantigiana è come te la aspettavi? Hai avuto sorprese (in positivo o in negativo)?

“Da quando sto quassù sono felice! Silenzio e vento. Il silenzio è una cosa a cui devi rinunciare se stai in città. Invece per me è preziosissimo. Faccio lunghissime camminate che mi rimettono in pace col mondo e coi pensieri. Un mese fa sono entrata in un alimentari e tutti mi hanno salutato come se mi conoscessero. Al mio sguardo interrogativo hanno risposto: “Tu sei la ragazza che cammina!”. Ho riso molto. Appena arrivata i vicini si sono presentati subito, messi a disposizione, c’è un rapporto umano in un posto così che in città non esiste. E si vede che chi abita qui ne è felice e orgoglioso. Sta in pace. E questa è una grande ricchezza. Quando vedo i bambini dei vicini che giocano davanti casa penso che per un bambino crescere in un ambiente così sia la cosa migliore. C’è sempre tempo e modo per andare via, la città non scappa. Anzi, scappiamo spesso noi dalla città. L’unica nota negativa: i gatti dispettosi – e peraltro molto belli! – che fanno pipì sui miei fiori! Ma abbiamo ultimamente firmato un accordo di pace: li lascio dormire sul tappetino davanti casa e sui fiori metto il pungitopo… . E quando torno a casa di notte, il gioco: il toto-animale. Quale sarà l’animale che incontrerò stanotte? Cinghiali, tassi, lepri, volpi, istrici,cerbiatti… c’è un mondo di notte in collina, davvero emozionante”.

Vivere qui ha influenzato anche il tuo lavoro?

“Sì, decisamente. Cercavo un luogo così proprio perché è un posto perfetto per la creatività. Il silenzio e la natura. Per me sono necessari per lavorare ai progetti, per scrivere, per lasciarsi ispirare. Stare quassù è una forma semplice ma forte di meditazione”.

locandinaA questo proposito ci anticipi i prossimi appuntamenti?

“Il 26 gennaio sarò al Teatro Boccaccio di Certaldo. Lo spettacolo si chiama “Amore e Ginnastica”, è un adattamento del romanzo di Edmondo De Amicis, fatto da Stefano Massini, personaggio di spicco del panorama teatrale e culturale del momento. Mia è la regia e l’interpretazione, c’è la musica dal vivo eseguita dal bravissimo Tommaso Ferrini. E’ una storia divertentissima, un corteggiamento amoroso tra un impacciato giovane ex-seminarista e una bellissima insegnante di ginnastica. Un De Amicis inaspettato. Poi vediamo, ci sono cose da inventare e ho cose da proporre. Visto che sono una raccontastorie, mi piacerebbe conoscere e raccontare le storie di questo territorio. Anzi, colgo l’occasione per dire: ci sono, fatevi avanti e raccontatemi!
Venite a conoscere la ragazza che cammina!”.

Matteo Pucci

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