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Viva il 25 aprile, i suoi valori e i suoi significati. Viva chi sente il dovere di lavorare sulla memoria per non perdere il filo e il senso della storia e riaffermare il giudizio sui suoi avvenimenti, a fronte di qualsiasi rigurgito revisionista teso a equiparare le parti.

Perché c’era chi, in molti casi per opportunismo più che per vero e proprio convincimento, aveva optato per scelte forse più facili e scontate, ma anche chi, intraprendendo un percorso più difficile e dall’esito incerto, metteva in gioco la propria vita per contribuire alla realizzazione di un paese libero e democratico.

In questa logica, viva tutte quelle iniziative che aiutano a fermare i ricordi di un passato che, anno dopo anno, si allontana e del quale si vanno perdendo i protagonisti per fisiologiche ragioni anagrafiche.

Come la mostra “San Fedele 1944-2014. Immagini e ricordi”, svoltasi nei mesi scorsi in occasione della manifestazione “Orme di Resistenza”, allestita nei locali della parrocchia di Vagliagli, con il patrocinio del Comune di Castelnuovo Berardenga e della sezione ANPI di Vagliagli: un’esposizione che ha accorpato due lavori di documentazione inerenti le vicende della Seconda Guerra mondiale, curati e realizzati da Giacomo Scala.

Un profilo riguarda i documenti scritti e le immagini sulla memoria di uno dei capitoli più tragici e dolorosi degli avvenimenti del 1944, anno in cui la liberazione del territorio chiantigiano dall’occupazione nazifascista, così come altrove, è stata pagata a caro prezzo con stragi, rastrellamenti e ritorsioni: la deportazione in Germania di oltre 70 uomini catturati nei dintorni di Vagliagli e poi radunati a San Fedele, datata 29 giugno.

Una vicenda scolpita nella memoria della comunità locale, in particolare dei figli e dei nipoti di chi l’ha vissuta, i quali, in alcuni casi avendovi assistito personalmente, hanno reso possibile la ricostruzione dell’accaduto e la sua contestualizzazione in quel mondo mezzadrile sconvolto dalla guerra.

Dei 70 deportati, uno fu ucciso subito perché tentò la fuga durante il rastrellamento, mentre un secondo contadino risultò poi disperso; tutti gli altri ce la fecero a tornare a casa e, negli anni che seguirono, decisero di ritrovarsi a San Fedele, ogni 29 giugno, per festeggiare la loro salvezza con un pranzo e una processione in ringraziamento alla Madonna.

L’altro profilo della mostra recupera, invece, i materiali di “Guerra, femminile singolare”, un’ulteriore raccolta di testimonianze già oggetto di precedenti esposizioni riportate anche nel volume “Al principio d’autunno. Vagliagli, una comunità si racconta attraverso la sua festa” (Aska Edizioni, 2005), nel quale è pubblicato tutto il lavoro di documentazione e memoria storica realizzato da Giacomo Scala e Licia Galgani sin dal 1995 come attività di valorizzazione della Festa dell’Uva di Vagliagli.

“Guerra, femminile singolare” è un filmato del 2002, costruito con i racconti di 23 donne su esperienze dirette di guerra che emergono in tutta la loro drammaticità e denotano la forza di chi le ha vissute.

“Nessuna delle narratrici protagoniste – dice Giacomo Scala – era stata vinta dagli avvenimenti: tutte quelle donne avevano sofferto, ma anche gioito; si erano innamorate, avevano continuato a fare da mangiare anche nei rifugi o in una casa che, da un giorno all’altro, si era riempita di altre famiglie, di parenti, di amici o persone del vicinato. In quel tempo di guerra, la guerra era stata sconfitta dalla solidarietà, dall’amicizia, dalla condivisione. Questi valori così alti non danno tristezza. La tristezza viene semmai dal constatare che oggi, in tempo di pace, questi valori sembrano scomparsi”.

Angelina, Angiolina, Artemia, Bianca, Caterina, Clara, Corradina, Cristina, le due Dina, Emilia, Fanna, Fannj, Giovannina, Ilva, Lidia, Lisa, Mara, Marcella, Nella, Piera, Severina e Vamelia.

Sono, così come i testimoni ancora in vita della deportazione di San Fedele, i veri eroi: perché dalle loro sofferenze e dalle loro privazioni fisiche e affettive è potuta nascere e maturare l’Italia migliore.

Cosimo Ciampoli

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