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Iniziando a “darci del noi”, avevamo promesso, che la nostra “Lettera” avrebbe trattato argomenti di varia natura, anche storie vecchie e nuove del paese, della nostra gente. Come quella che raccontiamo oggi.
Afa e canicola inducono al riposo, il non far niente suscita la noia. Che si fa? Come si passa il tempo? Questo accadeva quando la gente aveva meno mezzi pecuniari e meccanici per andare a mari e monti.
Cosicché l’estate, finite le più gravose faccende dei campi, ci si dilettava di scherzi e burle per passare il tempo, ridere alle spalle dei più coglioni, alimentando chiacchere che potevano diventare ‘leggende metropolitane’.
Intorno agli anni ’80 si propagò una notizia: “E’ stato trovato l’oro nella Pesa!”. L’ORO! Mica noccioline!
Tale e quale nel Klondike si scatenò la febbre dell’oro in Chianti! A diecine, attrezzati con setacci, padelle e canalette, con i piedi a mollo e i calzoni rimboccato alla pescatora, si sentivano novelli Paperon de’ Paperoni, emuli di Charlie Chaplin, avventurosi come Jack London.
Si sa bene che in alcuni fiumi e torrenti d’Itala, non pepite ma pagliuzze d’oro sono presenti, provenienti da sedimenti di ghiacciai delle Alpi. Affluenti del Po, come la Dora Baltea e la Dora Riparia potrebbero derivare il loro nome dalla presenza di oro. O no?
Lo stesso è anche per qualche fiume e torrente appenninico. Val la pena di scandagliare i fondali del fiume.
A suffragare l’agognata possibilità era stato un boccione di sabbia con pagliuzze d’oro messo in mostra nella bottega di Lucarelli da un tizio che asseriva essere materiale proveniente di sua ‘pesca’ proprio nella Pesa, presso Moterinaldi.
Abbiamo l’oro sotto i piedi e in Chianti si continua a coltivare zucchine? Scettici e creduloni scatenati, discussioni a non finire animarono l’estate, e oltre.
Si seppe poi che il fortunato “trovatore” era un fiorentino proprietario di due negozi di orafo in città. L’oro delle beffe.
Noi la sappiamo così. Se qualcuno sa di più e di meglio, si faccia avanti. Stretta la foglia, larga la via, dite la vostra, che ho detto la mia.
Posso aggiungere, non avremo oro nei fiumi, ma abbiamo nelle vigne chicchi d’oro e di rubino, e quello è il nostro tesoro.
Miriam Serni Casalini e Dario Cecchini