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Diceva un vecchio amico poeta, Realdo Tonti: “Panzano è un paese di gran frutto, ci nascon poeti e artisti dappertutto”.
Aveva proprio ragione. Sai quanti ne sono passati dalla Macelleria Cecchini? Tanti ne abbiamo conosciuti, ascoltati, apprezzati, dai cantori in ottava rima ai fini dicitori, rimatori sul serio e per gioco. Abbiamo un raccoglitore pieno di poesie che ci sono arrivate anche per posta al tempo della “mucca pazza”.
Per gioco, perché ci piace far chiasso, avevamo fondato la “Confraternita dei Volgari”, cenacolo di poeti, parafrasando “volgari” del tempo di Dante ma intendendo rime di gai e scollacciati versi.
Ne faceva parte anche Miriam, accusata di essere troppo “lieve”, eppure qualche rimaccia in tema è riuscita anche a lei.
Ma il “Nostro” più rappresentativo, il più costate e salace è stato “Roventino da Panzano”, ha animato, allietato le nostre feste con allegria, gioia di vivere, poesia e…musica! Sì, Roventino accompagnava i suoi versi con la chitarra.
Parlo al passato perché Rove ci ha lasciati domenica scorsa, 5 giugno.
Il dispiacere e il vuoto sono grandi, e noi lo vogliamo riempire parlando di lui alla sua maniera scanzonata.
Perché Marco Teglia, antiquario fiorentino di origine lucchese, prese il nome d’arte di “Roventino da Panzano”? Colpa è di Dario, naturalmente.
Già da tempo amico di amici, questi lo portarono a Panzano ai tempi di “Mucca Pazza”. C’era di che far sbizzarrire questo spirito bizzarro, era nel suo elementi, e Dario lo fece sbizzarrire tra cene feste allegria.
Buongustaio di cibo e di vino, corporatura forte e capiente, adatta all’uso. Il nome adottato dice di saporosi cibi. Il “roventino” è un gustoso migliaccio di sangue di maiale ed è anche una pietra rovente dove cuocere necci cialde e castagnacci. Così come pietra rovente, i suoi spassosi liberi versi lasciavano il segno, erano timbri a fuoco! La parolaccia ci stava bene, ci voleva e lui ce la metteva.
Ma non solo. Nella sua infinita produzione, tanta poesia vera e canzoni di delicato sentimento.
Negli ultimi anni due piccoli deliziosi libri con un grande personaggio, un bracciante toscano, spassosissimo, degli anni ’30 del secolo scorso, Guerrino Anchioni, detto “Il Popolo” perché la sua mamma non aveva latte e succhiò al petto di tutte le donne del paese!
Questa lettera è un omaggio a chi animò serate in allegria, un piacere per chi lo ricorda, per noi che gli abbiamo voluto e gli vogliamo bene.
Ciao Roventino!
Miriam Serni Casalini e Dario Cecchini