Il 2025 sarà un anno cruciale per la valorizzazione della cultura etrusca in Toscana.

E Castellina in Chianti si appresta a esserne uno dei principali protagonisti.

Il Museo Archeologico del Chianti ospiterà, infatti, fino al 6 gennaio 2026, la mostra “Archeologia salvata: i primi Etruschi a Fonterutoli”, primo evento delle celebrazioni per i 40 anni del “Progetto Etruschi” ideato e organizzato dalla Regione Toscana nel 1985.

Per ricordarlo nasce oggi il “Progetto Etruschi 85/25”, iniziativa organizzata ancora dalla Regione Toscana insieme a Fondazione Musei Senesi e AMAT, con la collaborazione della Provincia di Siena e del Segretariato Regionale per la Toscana del Ministero della Cultura e con il sostegno della Fondazione del Monte dei Paschi di Siena.

Venerdì 27 giugno si è tenuta l’inaugurazione della mostra, preceduta dalla conferenza del giornalista e scrittore Fabio Isman intitolata “L’arte e l’archeologia razziate”.

Esperto di traffici illeciti e devastazioni del patrimonio culturale, Isman ha portato il pubblico dentro una battaglia culturale che da decenni combatte a colpi di inchieste, libri e articoli: quella contro il saccheggio dell’arte antica, e in particolare contro gli scavi clandestini che hanno privato il nostro Paese di inestimabili tesori.

A seguire, è stata inaugurata la mostra “Archeologia salvata: i primi Etruschi a Fonterutoli”, frutto di un recupero eccezionale avvenuto a Castellina in Chianti.

I reperti esposti, recuperati da scavi illeciti intercettati grazie all’intervento del Gruppo Archeologico Salingolpe e delle autorità, rappresentano i primi materiali restituiti al patrimonio collettivo.

La mostra celebra, così, non solo il valore degli oggetti, ma anche l’efficacia della collaborazione fra istituzioni, cittadini e ricerca scientifica.

La storia degli scavi illeciti e le tombe etrusche oggi custodite a Castellina in Chianti

Alla fine del 2024, nei pressi di Fonterutoli, una zona già nota per presenze e reperti etruschi, il Gruppo Archeologico Salingolpe, storico sodalizio castellinese, ha individuato i segni di uno scavo clandestino.

L’allarme lanciato dai volontari ha attivato immediatamente l’intervento dei Carabinieri per la Tutela del Patrimonio Culturale di Firenze che, insieme alla Soprintendenza Archeologica di Siena, hanno permesso di recuperare oltre 130 reperti etruschi in bronzo, sottratti fortunosamente alla dispersione nel mercato nero

. Con la collaborazione dell’Università di Siena e della famiglia Mazzei, proprietaria del terreno, è stata individuata una necropoli etrusca fino ad allora sconosciuta – risalente al periodo compreso fra la fine dell’VIII secolo a.C. e l’inizio del VII secolo a.C. – con due tombe intatte, una maschile e una femminile, contenenti fibule in bronzo, ornamenti e oggetti d’uso che raccontano i riti funerari e l’artigianato raffinato di un’epoca in cui il Chianti era già profondamente legato a Volterra, uno dei grandi centri della civiltà etrusca.

Un museo al centro della nuova Toscana etrusca

Il Museo Archeologico del Chianti, infatti, già esempio virtuoso di gestione territoriale del patrimonio, è uno dei luoghi simbolici della nuova stagione etrusca che la Regione Toscana ha scelto di lanciare nel 2025, a quarant’anni dal pionieristico “Progetto Etruschi” nato nel 1985 con l’intento di “portare gli Etruschi fuori dalle stanze degli studiosi”.

Quel progetto segnò un cambio radicale nel modo di comunicare e vivere l’archeologia in Toscana, facendo della civiltà etrusca non solo un oggetto di studio, ma anche un motore di identità, turismo e creatività contemporanea.

Oggi la Regione Toscana, a 40 anni di distanza, ha ideato un programma diffuso e partecipativo di eventi che, con la curatela della Fondazione Musei senesi, coinvolgerà musei su tutto il territorio e proporrà laboratori didattici, conferenze scientifiche e strumenti digitali, fra cui tour virtuali e percorsi narrativi sul portale www.cultura.toscana.it.

In questo panorama, Castellina in Chianti si afferma come uno degli avamposti di riferimento, non solo per la qualità del museo e delle sue collezioni, ma anche per la capacità di coniugare tutela, ricerca e coinvolgimento del territorio.

 

“Con la mostra allestita al Museo Archeologico del Chianti – afferma il sindaco di Castellina in Chianti, Giuseppe Stiaccini – si apre un nuovo orizzonte nella narrazione della presenza della civiltà etrusca nel nostro territorio”.

“I reperti – ricorda – esposti dopo essere stati recuperati nei pressi di Fonterutoli sono sicuramente frutto di uno scavo abusivo a opera di ignoti. Ringrazio sentitamente i volontari del locale Gruppo Archeologico Salingolpe per aver allertato con la loro segnalazione i Carabinieri di Castellina in Chianti che, a loro volta, hanno prontamente attivato il Nucleo per la tutela dei beni culturali dell’Arma stessa”.

“Un sentito ringraziamento – tiene a dire – va anche alla Soprintendenza Archeologica di Siena, Arezzo e Grosseto, per averci concesso di depositare in loco preziosi tesori nascosti sottoterra da più di 2500 anni che oggi possono essere visti e apprezzati nelle sale del nostro Museo Archeologico da tutti, cittadini e visitatori”.

Foto, Comune di Castellina in Chianti

“Un esempio di sinergia – conclude – che conferma come si possono raggiungere risultati importanti quando tutti gli attori preposti alla tutela e alla salvaguardia di un territorio lavorano assieme e per un obiettivo comune”.

“Il Gruppo Archeologico Salingolpe – spiega la presidente Antonella Bartalini – si è costituito nel 1987 su iniziativa di alcuni cittadini appassionati di archeologia, che già negli anni precedenti avevano individuato e segnalato dei siti romani. Dall’attivismo dei volontari e dalle relazioni con il Comune e con la Soprintendenza di allora, nacque la prima importante attività archeologica sul territorio dalla scoperta del Tumulo di Montecalvario avvenuta all’inizio del XX secolo”.

“Nel 1988 – prosegue – il neocostituito Gruppo Archeologico partecipò attivamente allo scavo diretto dalla Soprintendenza nell’area di Fonterutoli-Poggino che portò alla luce quattro tombe risalenti al periodo fra il VII e la fine del VI secolo a.C. e numerosi reperti conservati al loro interno, oggi esposti al Museo Archeologico del Chianti”.

“Ancora una segnalazione del Gruppo – sottolinea – ha portato allo scavo, condotto in concessione dal Comune, della necropoli etrusca in località Casa Rosa al Taglio, poco a sud del confine urbano di Castellina, che ha restituito alcuni oggetti funerari in ceramica, anch’essi visibili al Museo Archeologico del Chianti”.

“Fra il 2023 e il 2024 inoltre – conclude la presidente – il Gruppo Archeologico Salingolpe è stato impegnato in due campagne di scavo a Collepetroso, tra Radda in Chianti e Castellina in Chianti, che hanno portato alla luce antiche sepolture altomedievali, reperti in ceramica e numerose monete di svariata provenienza”.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Leggi altri articoli...