Si intitola “Šamḫat, prostituta sagrada” la mostra con i lavori di Valerio Giovannini, che verrà inaugurata sabato 12 dicembre presso i locali di “Ètico Shop”, in via Niccolò Machiavelli, nel centro storico di San Casciano.
Un vernissage che inizierà alle 16 con la lettura di brani tratti dal libro “Diario di un Cuoco”, di Guido Mori.
Alle 17 lettura dei Tarocchi e disegno dal vivo, con Valerio Giovannini. Alle 19 un “Brindisi in mostra”.
La mostra è inserita all’interno della cornice dell’evento natalizio Magia di Natale (qui le info), e si articola in una selezione di dipinti a olio e disegni di Valerio Giovannini. Rimarrà visibile fino a fine febbraio.
Le opere, in dialogo con la nicchia nel muro che custodisce un affresco medievale della Vergine Maria col bambino, concentrano l’attenzione dello spettatore sul tema della prostituta sacra.
“Questo archetipo – si legge nella presentazione della mostra – un tempo vivo e vitale nelle culture antiche (Babilonesi, Greci, Egizi, Etruschi e Romani) è stato violentemente represso con l’avvento del cristianesimo (basti pensare alla caccia alle streghe)”.
“Viceversa – si sottolinea – l’esposizione si propone l’obiettivo di recuperare e valorizzare questo elemento dell’inconscio collettivo per restituire alla vita una dimensione erotica e stimolante. Come spiega la psicologa Nancy Qualls-Corbett nel libro “La prostituta sacra, il volto dell’eterno femminino”, la figura della prostituta sacra integra la natura sessuale e quella spirituale. Per questo nelle culture antiche esisteva una netta divisione tra prostituzione sacra e profana che si rifletteva nello status sociale di queste donne: protette, colte e con diritti di proprietà le prime, sfruttate e degradate le seconde”.
“In antico – si ricorda – le prostitute sacre non erano altro che sacerdotesse della Dea dell’Amore, conosciuta sotto molti nomi: Inanna, Istar, Anaìta, Anat, Asarte, Turan, Isis, Hator, Cibele, Afrodite, Venere. Una dea che era considerata “virginale” (Virgo in latino significava “single”, non sposata, ossia che apparteneva solo a se stessa)”.
La mostra nasce in seguito a “un intenso periodo di studio e di letture Jungiane e post-junghiane svolto dall’artista nell’ultimo anno e mira a sottolineare la “funzione psichica” del femminile che, come spiega la psicologa Ann Ulianov corrisponde alla fase più elevata del processo di individuazione in entrambi i sessi: nell’uomo attraverso la coscienza dell’anima che lo riporta a se stesso e nella donna attraverso la coscienza del se stesso femminile”.
“In particolare – si conclude – l’intervento artistico in dialogo con la nicchia nel muro che custodisce un affresco medievale della Vergine Maria si concentra sulla progressione dinamica dei quattro stadi che secondo Jung, scandiscono processo di individuazione e sviluppo dell’anima e che lo psicologo accosta a quattro figure storiche del Femminino personificato: Eva, Elena di Troia, la Vergine Maria e Sofia. Seguendo lo schema delineato da Jung l’esposizione prevede, oltre alla mostra anche dei momenti di incontro e riflessione tra artista e pubblico”.
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