L’antichissima chiesa di San Gimignano a Petroio, nella frazione della Romita, ha riaperto le porte alla sua comunità.

Chiusa da tre anni, per motivi logistici e legati all’emergenza sanitaria, la pieve di campagna nel territorio di Barberino Tavarnelle ha celebrato il ritorno a casa delle opere d’arte e degli arredi sacri che l’edificio religioso custodiva da tempo; e che temporaneamente erano stati collocati in una chiesa fiorentina.

Una festa collettiva che ha reso omaggio al luogo di preghiera immerso tra le vigne e gli ulivi delle colline chiantigiane, cui hanno preso parte il parroco di Tavarnelle don Franco Del Grosso, l’amministrazione comunale, rappresentata dal sindaco David Baroncelli e dall’assessore ai lavori pubblici Roberto Fontani.

La Pro Loco di Romita con il suo presidente Guido Parrini e il Lions Club Barberino Tavarnelle condotto da Paolo Sardelli.

Grazie alla collaborazione e alla sinergia tra il Comune, i cittadini residenti e l’Istituto Diocesano per il Sostentamento del Clero, presieduto da don Giuliano Landi, la chiesa è stata rinnovata e riportata agli antichi splendori.

Con la realizzazione di piccole opere di manutenzione ordinaria e straordinaria, eseguite dagli stessi abitanti, che hanno messo a disposizione le proprie maestranze a titolo volontario: falegnami, operai edili, con il prezioso supporto del Lions Club Barberino Tavarnelle, che ha sostenuto l’operazione dal punto di vista economico.

La comunità si è adoperata per il ritorno a casa di un crocifisso ligneo, dipinto su tavola a fondo oro riferibile alla metà del Novecento; una Madonna con bambino in gesso; le stazioni della via Crucis, risalenti anch’esse al ventesimo secolo.

 

Alla cerimonia inaugurale ha partecipato anche il luogotenente comandante della Stazione dei carabinieri di Barberino Tavarnelle, Giuseppe Cantarero.

La comunità della Romita ha dato il benvenuto anche ad una Madonna col bambino in cartapesta, di manifattura pugliese, restaurata nel 1936 probabilmente di origine rinascimentale.

La scultura, ritrovata presso la chiesa sconsacrata di San Filippo, località del comune di Barberino Tavarnelle, è stata accolta dalla chiesa rinnovata su proposta dell’amministrazione comunale accordata dall’Istituto Diocesano.

La riapertura della chiesa di San Gimignano a Petroio, dove nel corso del Novecento era stabile una piccola comunità di sacerdoti, è stata festeggiata con la celebrazione della Santa Messa e un momento conviviale condiviso con la comunità, allestito nella sala attigua alla chiesa, spazio utilizzato dalla comunità per iniziative di interesse collettivo.

La comunità della Romita dispone di una sala adiacente alla chiesa, dove si tengono incontri, eventi e riunioni, grazie alla convenzione che il Comune alcuni anni fa stipulò con l’Istituto diocesano per il sostentamento del Clero.

L’accordo permise di rivitalizzare e mettere a disposizione degli abitanti un ampio spazio legato al patrimonio culturale e rurale di Barberino di Tavarnelle.

 

Questa chiesa è un piccolo grande tesoro tra i luoghi di fede del Chianti fiorentino, legato in origine ad una cappella in stile romanico.

“La struttura – spiega il sindaco Baroncelli – ha visto continui e successivi adattamenti nel corso dei secoli soprattutto nel 1600 fino ad acquisire l’aspetto attuale che deriva da un ulteriore intervento di rivisitazione realizzato intorno ai primi del ‘900”.

Il rilievo storico del complesso architettonico della Romita si intreccia a doppio filo con la figura di San Giovanni Gualberto.

“La chiesa – conclude il sindaco – è situata nell’area di San Gimignano a Petroio, uno dei poggi dove si pensa sia nato San Giovanni Gualberto, per la precisione il santo deve le sue origini al Castello di San Giovanni in Petroio, le cui tracce sono ancora presenti nell’antico portale di una casa colonica situata poco più avanti”.

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