Non si finisce mai di sperimentare, cercare di capire, guardare avanti nell’agricoltura chiantigiana.

In questo caso siamo nel settore dell’olivicoltura. Nell’ambito del quale oggi, giovedì 20 aprile, si è provata una prima sperimentazione dell’applicazione dell’“esoscheletro” nelle lavorazioni sugli olivi.

Potatura, nel caso specifico di oggi. Ma anche e soprattutto in prospettiva raccolta. In entrambi i casi, per sostenere i lavoratori nell’utilizzo dei macchinari a batteria.

Quelli, per intendersi, che prevedono la batteria sulle spalle, come uno zaino, e un’asta con sega, forbici o abbattittore nel caso della raccolta.

A organizzare la giornata Matteo Mugelli, dell’azienda agricola Torre Bianca a Chiesanuova (San Casciano).

Che ha riunito nella sua oliveta colleghi agricoltori, rappresentanti della Coldiretti, dell’Università di Firenze.

Per una prima prova-dimostrazione di applicazione dell’“esoscheletro”, in pratica una sorta di scheletro esterno, nella lavorazione di chi in questo momento sta potando gli olivi.

 

A portarlo, l’“esoscheletro”, sono stati Gaetano Giordano e Sara Tarditi, della Gea Solution: azienda della provincia di Asti riventrice per conto di Comau.

Comau che, a sua volta, è azienda del grupo FCA (per la quale costruisce robot per il settore automobilistico): e che, in collaborazione con un’altra azienda, che realizza impianti protesici umani, si è cimentata nella realizzazione di questo “esoscheletro”.

Nato e pensato per agevolare gli operatori che devono lavorare al montaggio degli ammortizzatori sotto alle auto. Ma che, si è già sperimentato, può essere utilizzato anche in agricoltura.

“Pesa meno di 3 kg – spiega Giordano – Si adatta perfettamente ai movimenti del corpo, di braccia e spalle”.

“E’ costruito in fibra di carbonio – prosegue – resistente e leggero. I tessuti sono della Ferrino, sostituibili, lavabili”.

Il funzionamento è molto semplice: “Nei due box lungo le braccia – sono ancora parole di Giordano – ci sono due borchie concentriche, pre-tensionate e regolabili in funzione all’operatore e della lavorazione”.

In pratica, conclude, “l’utilizzo di queste molle serve per scaricare il 30-35% del peso dalle braccia. Sul tronco e sulle gambe”.

 

Quindi, in sostanza, di fare meno fatica.

Primo giro di prove fra coloro che, oggi, erano intenti nella potatura: serviranno ovviamente ulteriori test, anche in continuità (ad esempio con più ore di lavoro).

Il costo (circa 5mila euro a elemento come prezzo singolo) potrebbe essere inserito anche all’interno di bandi per il miglioramento della sicurezza sul lavoro.

Insomma, la prima prova è fatta: adesso si tratta di valutarne tutte le caratteristiche e l’applicazione alle lavorazioni in olivicoltura. Nell’ottica di migliorare la qualità del lavoro e della vita dei lavoratori.

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