Dall’utilizzo delle pentole originali, alla realizzazione artigianale della ricetta, alla gioia della convivialità nel cuore della campagna di Barberino Tavarnelle.

Tutto com’era in uso nel Cinquecento. Oggetti, tradizioni, segreti culinari, mai dispersi, conservati nel tempo dalle testimonianze e dall’impegno del volontariato di San Donato in Poggio, tornano alla Fabbriceria di Pietracupa.

Carote, cipolla, sedano tagliati rigorosamente a mano, così come la carne, battuta finemente al coltello, cotta sulla brace nei tegami dell’epoca, per farne un ragù dal gusto straordinario che riemerge dalla memoria locale.

La sapienza culinaria della squadra di soli uomini che porta avanti con passione e impegno la tradizione del pranzo dei Bifolchi è un vanto per tutto il territorio.

C’è il profumo di campagna, l’essenza della terra chiantigiana. Ci sono i sapori di una volta, veri, naturali, genuini.

La Madonna del Santuario di Pietracupa

“Dalla cura e dalla preparazione del pranzo – dice il sindaco David Baroncelli – che avviene dalle 6 del mattino, prendono vita i valori e l’impegno di una comunità che rispetta il passato. E si adopera per non disperdere quello che è considerato un patrimonio importantissimo della storia e della cultura religiosa che permea in molti aspetti il nostro territorio”.

Valori che si trasmettono di generazione in generazione e che almeno 200 persone ogni anno, in due occasioni diverse, a marzo e settembre, si ritrovano per rinnovare il prestigioso appuntamento.

Oggi, domenica 19 marzo, dalle ore 13, nelle antiche cucine della Fabbriceria di Pietracupa i cittadini saranno messi a tavola con un menù corposo, composto da antipasto tipico toscano, penne al ragù ricavato dal macinato battuto a coltello, stracotto con contorno di piselli e fagioli all’uccelletto, cantuccini e vinsanto.

 

Il pranzo è organizzato dalla Fabbriceria del Santuario di Santa Maria delle Grazie di Pietracupa, l’ente che gestisce il santuario, presieduto dall’architetto Marco Iodice.

Tanti i volontari giovani e adulti che da anni si occupano del pranzo, nel ruolo di cuochi e volontari, come Gianni Biagini, Piero Rodani, Gianni Cini, Germano Semplici, Paolo Melani, Emiliano e Danilo Parti, Giancarlo Lazzeri, Fabrizio Martinelli, Francesco Matteuzzi, Giuseppe Lenzi, Lorenzo Stefanelli, Filippo Sarri.

Quello dei Bifolchi è uno dei pranzi più antichi della Toscana, organizzato negli spazi nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, dove è conservato un celebre affresco attribuito alla scuola Masaccio.

La storia antichissima di un rituale gastronomico si fonde alle abili mani dei cuochi contemporanei.

E’ così che ri-nasce il sugo dello stracotto, cucinato sul fuoco lentamente dai cittadini di San Donato in Poggio, testimoni di una tradizione religiosa che risale al sedicesimo secolo quando si celebrava la Festa dei Bifolchi.

Lo Stracotto del Pranzo dei Bifolchi

I bifolchi erano soliti offrire alla Madonna di Pietracupa dell’olio nel mese di marzo e una cestiera di grano a settembre. In cambio ricevevano un lauto pranzo a base di carne.

Sulla tavola sfilavano minestra in brodo, bollito di manzo, piatto di carne condito col sugo, quarti di pollo, pane e vino.

Come 500 anni fa, il pranzo dei capoccia è quello che il 19 marzo inaugurerà a San Donato in Poggio la stagione primaverile riempiendo tutto il territorio dei sapori di una volta.

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