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“Il 2019 si è chiuso con ottimi risultati per i vini del Gallo Nero. E il 2020 parte sotto ottimi auspici, cominciando proprio dalla riuscita dell’ultima vendemmia: un’annata classica, con una produzione leggermente sopra la media annuale, grazie all’andamento stagionale molto regolare. I vini in cantina, destinati a diventare Chianti Classico 2019, promettono già eccellenza qualitativa: freschi ed equilibrati grazie al buon rapporto fra acidità e tannini, con una giusta concentrazione e un ottimo profilo aromatico”.

Lo dice il Consorzio Vino Chianti Classico. Che proprio oggi, lunedì 17 febbraio, ha dato il via alla due giorni di anteprima Chianti Classico Collection, alla Stazione Leopolda di Firenze.

“A livello economico – prosegue il Consorzio – il 2019 si può definire un anno molto positivo per i vini della denominazione. Il bilancio dello scorso anno si chiude infatti con le vendite del prodotto ancora in leggera crescita rispetto all’anno precedente, trend confermato anche nel primo mese del 2020 (+10% rispetto al gennaio 2019). In generale, aumenta il valore globale della denominazione, anche a partire dalle uve: la quotazione al quintale della vendemmia 2019 è stata più alta del 10% rispetto all’anno precedente, offrendo una maggiore remuneratività anche alle aziende che non imbottigliano”.

“Per quel che riguarda il prodotto imbottigliato – si sottolinea – si conferma la tendenza alla crescita del peso – in volumi venduti e in valore – delle tipologie “premium” del Chianti Classico, Riserva e Gran Selezione. Nel 2019 le due tipologie hanno rappresentato, congiuntamente, il 42% della produzione e il 55% del fatturato (fonte Maxidata, n.d.r.). In particolare, è da sottolineare l’exploit della Gran Selezione, il cui fatturato cresce del 15% rispetto all’anno precedente”.

“Guardando ai mercati del Chianti Classico – si prosegue – in attesa di capire se la minaccia “dazi” verrà concretizzata o meno, gli USA si confermano ancora una volta al primo posto, una posizione che ormai detengono da più di 15 anni: oltre una bottiglia su tre di Chianti Classico trova sbocco infatti in questo Paese (34% delle vendite totali); stabile al secondo posto il mercato interno dove oggi viene venduto il 22% del totale dei vini Chianti Classico commercializzati. Segue il Canada al terzo posto (10%), un mercato che negli ultimi anni ci ha dato grandi soddisfazioni”.

“Effetto Brexit o meno – si dà anche un’occhiata… oltremanica – cresce anche il Regno Unito che si conquista il quarto posto (7%): un paese dove il Consorzio Vino Chianti Classico continuerà ad investire anche nel 2020 con vari eventi e attività promozionali. Poi, fra i mercati consolidati, la preziosa Germania, anch’essa oggetto di particolare attenzione nella strategia consortile (6%). A seguire i Paesi Scandinavi, la Svizzera e il Giappone”.

“Siamo molto soddisfatti dell’affermazione del Chianti Classico sui mercati internazionali – dichiara Giovanni Manetti, presidente del Consorzio – e, in particolare, del trend positivo degli Stati Uniti e del Canada e della tenuta di tutti gli altri mercati storici per i vini del Gallo Nero. Apprezziamo anche il risultato del mercato interno, che premia il lungo lavoro di rilancio della denominazione svolto negli anni e culminato con l’introduzione della Gran Selezione, la nuova tipologia di Chianti Classico sul mercato dal 2014. Ancora molto può e deve essere fatto ed è uno dei principali obiettivi del mio mandato di Presidente quello di “valorizzare ulteriormente” la denominazione continuando a consolidarne il valore e l’immagine nella sfera delle eccellenze enologiche mondiali”.

Dall’indagine sulle vendite del Gallo Nero effettuata dal Consorzio, il Chianti Classico vanta una penetrazione commerciale davvero particolare; pur rimanendo infatti spiccata la concentrazione delle vendite nei suoi mercati storici, i vini del Gallo Nero raggiungono anche mete insolite, al di fuori dalle normali rotte commerciali e in tutti i continenti: i vini a denominazione sono infatti distribuiti in oltre 130 paesi in tutto il mondo.

“Da alcuni anni il Consorzio sta investendo sul potenziamento dei suoi mercati storici, anche con alcune attività innovative che ci permetteranno di avere una presenza sempre più costante e capillare nei vari paesi di riferimento – dice ancora il presidente Manetti. – Cercheremo, per quanto possibile, di non trascurare nessuno: ogni paese è infatti importante per il Chianti Classico e il 2020, grazie anche ad una conoscenza più approfondita dell’andamento delle vendite e dei prezzi nei vari mercati, sarà anche un anno in cui verranno realizzate sempre più attività customizzate e targettizzate, per riuscire a continuare a far crescere mercati strategici come, per esempio, la Germania, l’Inghilterra o il più lontano Giappone, e aprire nuovi sbocchi e conquistare nuove fasce di consumatori in mercati ancora emergenti”.

Obiettivo programmatico del Consorzio “è una equa e stabile remunerazione per tutta la filiera, fattore indispensabile per la programmazione aziendale nel medio-lungo periodo ed elemento fondamentale in un processo di crescita del valore globale della denominazione. Il quadro economico positivo è frutto di una ricerca di qualità che è un percorso in continuo itinere: l’attenzione alla compatibilità della viticoltura con l’ecosistema della regione del Chianti Classico è una chiave per assicurare lunga vita a un territorio vocato. Territorio che sarà ulteriormente valorizzato dalle attività del Distretto Rurale del Chianti (costituitosi nel maggio del 2019) e dalla Candidatura UNESCO del Paesaggio”.

“Infine – concludono dal Gallo Nero – non è da dimenticare che il Consorzio Vino Chianti Classico è l’associazione di produttori più antica d’Italia, vantando ormai 96 anni di vita, ed è fra le più attive nel panorama nazionale e internazionale: i suoi soci sono attualmente 515, di cui 354 sono le aziende che presentano le proprie etichette sul mercato. Il fatturato globale stimabile nel territorio del Chianti Classico è di circa 800 milioni di euro e il valore della produzione vinicola imbottigliata è di oltre 400 milioni di euro”.

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