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“Pensa a un pomodoro cuore di bue, è una bistecca piena di sole”. E’ una delle affermazioni di Hélène Stoquelet, chef e anima della Bottega del 30, a Villa a Sesta (Castelnuovo Berardenga) che colpiscono maggiormente nello splendido libro (“In un attimo alla finestra”) realizzato per i 30 anni di questo ristorante (e i 20 di Stella Michelin).

Anche se definire la Bottega del 30 un ristorante… è un po’ riduttivo. Il libro peraltro, testi di Tommaso Geri, foto di Dario Garofalo, traduzioni di Gioia Mencarelli, progetto grafico di Cosimo Balestri, è semplicemente bellissimo.

E anche perché, a sua volta, racconta una storia bellissima. Quella di Hélène e di suo marito Franco Camelia, che si sono conosciuti a Siena a una festa della contrada del Bruco.

Lei, francese, innamorata delle bellezze artistiche dell’Italia grazie ai libri letti insieme a nonna Minou; lui “con baffi e pizzo come D’Artagnan”, orafo che affascina con le parole e i gesti.

Nasce l’amore e la voglia di condividerlo sotto a un tetto. Insieme. E questa storia arriva in un borgo di casa nella campagna di Castelnuovo Berardenga, Villa a Sesta, dove trovano cuore, anima e futuro.

Siamo sul finire degli anni Ottanta e la domanda di Franco davanti a una finestra di Villa a Sesta (“Perché non apriamo un ristorante qui?”) diventa l’inizio di un’avventura fantastica.

Che racconta la storia di due persone, ma anche quella di questo borgo di case. Dove tutti (o quasi) hanno una parte nel percorso magico che porterà Hélène dallo scoprire i segreti delle tradizioni di cucina contadina dalle donne del paese, a venti anni di Stella Michelin.

Oggi, con accanto Nadia Mongiat, friulana tosta, la cucina della Bottega del 30 rappresenta ancora questo. Sogno, scoperta, tradizione, prodotti del territorio. Trent’anni volati, imparando, sperimentando, sempre con lo sguardo in avanti.

Parlano di loro anche alcuni “ospiti” nel libro: Riccardo Tattoni, Carlo Ferrini e Gioia Cresti, Claudio Ranieri. Parlano con le loro voci anche alcuni di quelli che rappresentano (o hanno rappresentato) l’anima di Villa a Sesta: Girolamo, Alighiero, Duilio e Margherita.

“All’inizio non volevo essere cuoca – dice Hélène – volevo solo riproporre quei sapori, quelle emozioni che mi dava la cucina di mia nonna”.

La nonna Minou, che faceva sognare Hélène in una casa della Parigi anni ’50, abbracciando la sua nipotina mentre leggeva quei libri sull’Italia che l’hanno spinta fin da noi.

Libri da cui oggi è nato, a sua volta, un libro: che, come avviene quando i progetti sono fatti con amore, ha un’anima piena, profonda. Fatta di volti e storie, di scommesse e imprevisti.

Per un libro fatto della stessa pasta di cui è fatta la vita.

Matteo Pucci

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