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Cinque tavoli, cinque gruppi di sei-sette persone, grembiuli di colori diversi. La squadra rossa fa i dessert, la gialla l’antipasto, la verde il primo piatto, la nera i centro tavola e il cocktail per inizio cena, alla squadra azzurra toccano secondo e contorno.
Siamo al Borgo di Cortefreda, fra Tavarnelle e Barberino Val d’Elsa: in un tiepido pomeriggio/sera di ottobre sono arrivati da tutta Italia. Da Milano, Roma, Ravenna, … .
Siamo nel bel mezzo di un “team building” di Microsoft (organizzazione G-Action), due giorni in Chianti per un gruppo di una quarantina di dipendenti che in questo modo fanno gruppo. Squadra.
E lo fanno con una sorta di… “Masterchef”: su ogni tavolo, collocata dallo chef Michele Abate (aiutato dalla chef del Borgo di Cortefreda Veronica, a supervisionare tutto Nadia Mangiavacchi) c’è una mistery box con sette ingredienti.
Uno deve essere utilizzato obbligatoriamente, altri tre devono essere utilizzati per forza. Ognuno ha le sue attrezzature, altre sono in comune. Così come altri ingredienti “collettivi”, che i team trovano su un lungo bancone.
Ogni gruppo deve ideare la ricetta, scriverla, dargli un nome, prepararla per 40 persone, impiattarla e presentarla agli altri. La cena sarà proprio questa, cucinata dalle squadre.
Si parte con il gong: le squadre lavorano subito per nominare il capo squadra e decidere cosa preparare. Si parte a spron battuto, i due chef girano fra i tavoli.
Tutti i team si fanno prendere dall’entusiasmo e operano esattamente come se stessero lavorando ad un progetto da costruire in ufficio.
Chi si cimenta nei cocktail, chi cerca di utilizzare tutti gli ingredienti disponibili per l’antipasto, chi si cimenta nella preparazione della pasta fatta a mano creando un primo saporito e gustoso e chi lavora sui secondi e sul dolce.
Il risultato è una kermesse di divertimento, collaborazione e competitività. Tutti ingredienti fondamentali per la riuscita di un buon risultato, che sia professionale o personale.
Nessuno ha in realtà vinto, perché tutti hanno assaggiato le prelibatezze degli altri e, con obiettività, le hanno giudicate.
Matteo Pucci