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Carote, cipolla, sedano, odori tagliati rigorosamente a mano, così come la carne, battuta finemente a coltello, per farne un ragù dal gusto straordinario che riemerge dalla memoria locale.

La sapienza culinaria della squadra di soli uomini che porta avanti con passione e impegno la tradizione del Pranzo dei Bifolchi è un vanto per tutto il territorio.

C’è il profumo di campagna e della terra chiantigiana. Ci sono i sapori di una volta, veri, naturali, genuini.

Uno dei pranzi più antichi della Toscana organizzato negli spazi nel Santuario di Santa Maria delle Grazie, dove è conservato un celebre affresco attribuito alla scuola Masaccio, ha ripercorso il passato attraverso le mani della contemporaneità.

E’ il sugo dello stracotto, cucinato sul fuoco lentamente per circa sei ore, che invade i cittadini di Pietracupa e San Donato in Poggio, testimoni di una tradizione religiosa che risale al diciassettesimo secolo quando si celebrava la Festa dei “Bifolchi”. Questi ultimi erano soliti offrire una cestiera di grano alla Madonna di Pietracupa.

In cambio ricevevano un lauto pranzo a base di carne. Sulla tavola sfilavano minestra in brodo, stracotto di manzo, piatto di carne condito col sugo, quarti di pollo, pane e vino. Il pranzo dei capoccia, analogo nella forma, è quello che inaugura la stagione primaverile.

I cittadini sono stati deliziati con un menù corposo, composto da antipasto tipico toscano, penne al ragù ricavato dal macinato battuto a coltello, stracotto con contorno di piselli e fagioli all’uccelletto, cantuccini e vinsanto.

Il pranzo è stato organizzato dalla Fabbriceria del Santuario di Santa Maria delle Grazie di Pietracupa, l’ente che gestisce il santuario, diretto da Paola Torcini.

“Tanti sono gli interventi realizzati negli anni – dichiara uno dei consiglieri della Fabbriceria, Alessandro Tozzi – per la valorizzazione, la promozione e la manutenzione del Santuario, abbiamo restaurato beni artistici, parti architettoniche e il prossimo obiettivo è la realizzazione del sistema fognario e di alcune parti esterne della complesso religioso. Un’opera che richiede una spesa stimata pari a 15mila euro”.

Tanti i volontari storici che da più di cinquant’anni si occupano del pranzo, nel ruolo di cuochi come Giovanni Bartalesi e tanti altri, ma adesso il compito è passare il testimone nelle mani dei più giovani e già qualcuno, come Germano Semplici, si è fatto avanti.

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