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C’è grande preoccupazione in tutto il territorio del Chianti Classico per gli effetti delle gelate che in questi giorni di aprile hanno colpito vaste porzioni di territorio.

Gelate che hanno addirittura spinto alcuni produttori, come Paolo Cianferoni (Caparsa, Radda in Chianti), ad accendere fuochi notturni nelle vigne.

Ha bruciato 10 metri cubi di legna e 13 presse di paglia: “Mi costa tanto, ho preso due operai per seguire le operazioni. Inoltre, nel nostro mondo agricolo la paglia ormai non si trova facilmente, costa come l’oro: le rotoballe non sono maneggiabili, servono le presse. Alla fine sono riuscito a trovarla: del resto la paglia dà risultati migliori, fa fumo e combatte la brinata che gela con meno facilità sulle foglie”.

“Come è andata? Diciamo che siamo ancora sotto osservazione – risponde – Il danno avviene in base a concomitanze di fattori: umidità, esposizione, venti, gradi di germogliamento. Io ho cercato di diminuire il rischio, un po’ come si fa con i trattamenti. Penso e spero di esserci riuscito”.

Sugli effetti delle gelate, arrivate proprio nella fase di germogliamento e gemmazione delle vigne, abbiamo interpellato Dario Parenti. Enologo con grande esperienza anche… di campo.

Quali i rischi relativi al gelo improvviso di questi giorni?

“A zero gradi i germogli di vite muoiono, specie se vi sono contemporaneamente condizioni di elevata umidità. Ancora più a rischio sono le vigne più giovani; già molte hanno subito alcuni danni”.

Nel Chianti Classico il meteo cosa dice? Ne siamo fuori?

“Dipende dalle zone, in quelle più basse e calde forse sì ma bisogna vedere quali saranno le condizioni di temperatura minima. I problemi e i rischi più grossi li stanno avendo le zone più alte come Radda o Gaiole. Pare che le temperature risaliranno da sabato”.

DarioParenti_PrimoPiano

Dario Parenti

In che modo si possono proteggere i vigneti, oltre che… con i fuochi notturni?

“In questi giorni sono stato in Umbria, una zona storica molto più esposta di noi alle correnti siberiane. Ho sentito parlare di un antigelo da usare in vigna ma francamente non so di cosa esattamente si tratti. I sistemi più classici sono quelli basati sulla creazione di fuochi notturni specie a ridosso delle ore più fredde, sia per provare ad alzare le temperature che a evitare la creazione di masse umide che facilitano il disseccamento se in combinazione con temperature da zero in giù”.

Ci sono territori o zone più a rischio?
“L’altitudine abbassa ovviamente le temperature ma anche le zone più umide quali i fondo valle sono estremamente a rischio”.

Secondo lei alla fine ci saranno danni concreti o sarà stato “solo” un grande spavento?

“Alcuni danni già ci sono stati, più o meno rilevanti a seconda della zona. La speranza è quella di limitare i danni, con i fuochi dove necessario. E sperando nella clemenza del meteo. In ogni caso, le viti hanno tutte, una gemma basale, il cosiddetto “bourillon”, che si risveglia in condizioni di emergenza: nel Sangiovese ha molta reattività e quando le cose volgono al peggio, saprà rendersi utile alla produzione”.

Matteo Pucci

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