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C’è un mondo perduto a Sambuca, terra preistorica abitata dai lontani parenti dell’elefante, che si riscatta dal passato e continua a testimoniare la vita, a promuovere il recupero della memoria e della tradizione, a valorizzare la remota identità di un territorio attraverso la bellezza dei suoi ambienti naturali e fluviali.

Nella foresta, dove circa 2,5milioni di anni fa vivevano i mastodonti di Sambuca, pachidermi simili agli elefanti il cui passaggio è testimoniato dal rinvenimento, avvenuto nel 1967, di un palato con due molari, nasce un giardino senza tempo in onore all’età arcaica e imponente che si lega alle origini primitive della frazione di Tavarnelle.

Un grande parco che si estende per 3mila metri quadri in una delle aree più pregiate sotto il profilo naturalistico del Chianti. E’ l’ampia prateria dell’Abate dove il fiume Pesa si fonde alla storia, alla spiritualità, alla leggenda di San Giovani Gualberto e crea l’habitat ideale per la riproduzione di pesci rari come il vairone, avvolti da gallerie boschive foltissime che ricordano la vegetazione dei climi tropicali.

E’ in questo angolo di paesaggio chiantigiano ricco di storia che il Comune di Tavarnelle e il Consorzio di Bonifica Medio Valdarno realizzano il “Parco urbano dell’Abate”, di cui nei giorni scorsi sono partiti i lavori.

Si tratta di un investimento complessivo pari a 165mila euro, comprensivo del finanziamento del Consorzio e degli oneri comunali di urbanizzazione, e prevede la creazione di un grande giardino che, oltre a mescolare stili differenti, il giardino all’italiana convive con il landscape all’inglese, darà vita ad una piccola geografia di ambienti dalle funzioni e dalle caratteristiche diverse.

Il progetto, firmato dall’architetto Marco Parrini del Consorzio, si distingue infatti per il recupero dei frutti e delle piante della tradizione locale.

David Baroncelli

David Baroncelli

Il Parco dell’Abate è anche un viaggio a ritroso nella memoria. “L’area – dice il sindaco di Tavarnelle David Baroncelli – accoglierà le coltivazioni originarie della macchia chiantigiana quali corbezzolo, corniolo, gelso, melograno, lazzeruolo, sorbo, vite da uva, oltre ai classici nocciolo, peri selvatici, meli, nespolo”.

“Un ambiente – spiega ancora il primo cittadino – sarà riservato alle essenze inebrianti di varie specie di fiori tra cui il gelsomino; altre sezioni del parco saranno dedicate al giardino del sole e al suo speculare giardino dell’ombra: il primo, corrispettivo del giardino d’inverno, il secondo sarà ricoperto di platani per riparare dal sole. Nella zona centrale del parco saranno realizzati il giardino delle forme e quello destinato agli incontri, oltre al pergolato con l’uva rossa fragola”.

Il parco urbano dell’Abate sarà arricchito da una terrazza, una sorta di pontile ideale che invita ad allungare lo sguardo verso il paesaggio fluviale della Pesa, costituita da pietra arenaria di Montefioralle e pietra serena di Firenzuola. Il progetto del Parco prevede anche la realizzazione della pubblica.

I mastodonti della specie identificata a Sambuca dominarono gli ambienti eurasiatici fino a circa 2.5milioni di anni fa. Si trattava di mamiferi di 6-8 tonnellate e alti alla spalla circa 2.50 metri, con dimensioni vicine agli attuali elefanti africani.

Nel 1967, nei pressi del Molino San Paolo, a circa 1 Km dall’abitato di Sambuca fu rinvenuto un resto fossile di notevoli dimensioni. Si trattava di una porzione di palato con due denti molari ben conservati appartenuto ad una specie di Mastodonte (Anancus arvernensis).

Il resto fossile è custodito oggi presso il Museo di Geologia e Paleontologia dell’Università di Firenze.

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