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Presto sulle bottiglie di Chianti Classico potrebbe comparire, oltre alla fascetta con il Gallo Nero e la collocazione sulla cosiddetta “piramide qualitativa” (Annata, Riserva, Gran Selezione), anche la zonazione, ovvero la dizione del territorio di produzione. Inteso come diversificazione a livello territoriale.
Insomma, per semplificare, un po’ come i “cru” francesi. Dando quindi ulteriore rilevanza qualitativa alle diverse zone di produzione. Del resto un Chianti Classico vinificato a Lamole non ha certo le stesse caratteristiche di uno di Castellina in Chianti sulle colline che “guardano” alla Val d’Elsa.
“La zonazione del Chianti Classico è ormai materia di discussione da diversi mesi nel nostro cosiglio di amministrazione, ne parleremo anche in quello di fine febbraio”.
E’ il direttore del Consorzio Vino Chianti Classico, Giuseppe Liberatore, a far sentire la voce consortile su uno dei temi caldissimi nel mondo vitivinicolo chiantigiano.
A maggior ragione dopo le aperture dei giorni scorsi da parte del Marchese Piero Antinori (qui l’articolo su WeChianti).
“Il consiglio – annuncia Liberatore – ha deciso di avere, nei prossimi mesi (aprile-maggio), dei confronti franchi e aperti con i suoi soci, perché riteniamo che a questo punto sia doveroso”.
Precisa che si tratterà di incontri “senza l’assillo della votazione, non è una assemblea in cui si vota. Vogliamo parlare di questo argomento, attualissimo, sul quale pensiamo tutti che ci siano da prendere delle decisioni. Dopo questo confronto con i soci vedremo quali possono essere le soluzioni e come andare al riconoscimento di queste menzioni geografiche aggiuntive”.
Liberatore spiega che “in un territorio come il nostro ci sono tutti gli elementi per farlo. Alcune possono coincidere con i confini dei comuni, altre possono essere delle zone all’interno di un comune che per storia, tradizione, notorietà (Panzano, Lamole, ma ve ne sono molte altre) hanno una identità propria”.
“Il Consorzio – tiene a dire Liberatore – è un motore delle idee: queste idee non possono che trovare un confronto con i soci, così come abbiamo fatto alcuni anni fa per le modifiche del diciplinare e la nascita della Gran Selezione”.
“Il confronto e il buon senso – conclude – ci aiuteranno a trovare la soluzione migliore: i tempi sono maturi, presto partiranno gli incontri sul territorio, presidente e direttore sono già stati incaricati dal Cda”.
Matteo Pucci