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In via Santa Maria Macerata 4, nella piccola frazione di Montefiridolfi, si annida la curiosa storia di una stanza… divenuta ristorante.
Alimentari per gli avventori negli anni Venti e Trenta, era proprio destino che trovasse nuova vita. Così i fratelli Simoncini, nel 2003, hanno colto al volo alcune coincidenze che si sono verificate. E sin da subito è stato un gran successo.
Nati e cresciuti a Firenze, da ragazzi si sono trasferiti a San Casciano con i loro genitori. Ma un pezzo di cuore lo hanno lasciato a “Monte”, dove da piccoli ogni estate venivano in vacanza dai nonni. E dove adesso hanno deciso di farlo battere ancora.
Aperto dal mercoledì alla domenica a pranzo e cena, “A casa mia” ospita una ventina di coperti. E propone una formula originale, fatta di eccellenti piatti toscani, un ambiente che fa sentire a proprio agio e simpatici proprietari.
La parola d’ordine è semplicità: posate nel cassetto, moka e padelle servite a tavola, apparecchiatura essenziale, piatti e bicchieri scompagnati.
Il nome c’è, le dimensioni pure. Tutto contribuisce a creare un’atmosfera accogliente, informale, insomma casereccia.
“Siamo ristoratori da sempre – iniziano Maurizio e Cosimo Simoncini – Nostro babbo aprì il primo ristorante nel 1976: Le Cameracce, a San Donato in Poggio. Poi comprò il fondo qui, con l’appartamento sopra, senza sapere cosa sarebbe diventato”.
“Nel Chianti – dicono – ogni borgo ha il proprio locale, mentre a Montefiridolfi mancava. In più ci piaceva l’idea di avviare un’attività nel paese dei nostri nonni. Così, senza porsi tante domande, ci siamo lanciati nell’avventura”.
“E’ come se le cose si fossero mosse già da tempo – raccontano i due fratelli – I tavoli e le sedie ristrutturati per essere venduti, la vetrina trovata per caso, la licenza ottenuta attraverso un bando pubblico. Sembrava tutto pronto”.
“La clientela varia – proseguono – sia per età che per classe sociale. Turisti nella bella stagione, ma anche gente del posto. Fa piacere quando entra il cliente montigiano. E’ capitato che due ragazzi milanesi partissero apposta dalla loro città per pranzare da noi”.
“Per i menù, uno invernale ed uno estivo – spiegano – abbiamo adottato l’espressione calcistica “squadra che vince non si cambia”: “antipastone” toscano, risotti, ravioli fatti in casa, cacciagione, misto di dolci casalinghi. Da uomini duri lo “spaghettino alla vigliacca”, super piccante”.
“Quanto tempo prima bisogna prenotare? – rispondono con la battuta di rito – Prima che lo facciano gli altri! Non esiste una regola: a volte è sufficiente un preavviso di due ore, altre non bastano quindici giorni. Ma chi davvero vuole venire “A casa mia”… riesce a venire”.
Noemi Bartalesi