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Se esistesse un premio internazionale per la promozione della narrativa contemporanea e per l’incentivazione alla lettura, il Chianti se la giocherebbe alla grande proponendo la candidatura di Paolo Codazzi.
Fiorentino doc e direttore della rivista “Stazione di Posta”, Paolo è il deus ex machina del Premio Letterario Chianti, manifestazione di area più che affermata nel panorama culturale locale dall’alto delle sue 29 edizioni (qui le informazioni per la 30esima edizione che sta per partire) e delle sue centinaia annuali di iscritti (circa 350 nelle ultime annate), riconosciuta come manifestazione di rilievo nazionale nel quadro del progetto “Italia pianeta libri” dal Ministero per i Beni e le Attività culturali.
Inizialmente appannaggio del comune di Greve in Chianti e aperto anche alla poesia, poi dedicato, dal 1992, alle sole opere di narrativa, il Premio Chianti si è progressivamente diffuso su tutto il territorio chiantigiano a partire dal 1999 con il coinvolgimento di Radda in Chianti e San Casciano e, dall’edizione 2011/12, ha raggiunto il supporto finanziario e logistico-organizzativo di tutte le otto amministrazioni comunali, oltre a quella di Impruneta, con il patrocinio delle province di Firenze e di Siena.
Il Premio Chianti è un concorso che risponde, ogni anno, alle aspettative e all’attesa dei suoi fedelissimi, tornando, ciclicamente, con il suo calendario puntuale sia nella procedura di coinvolgimento delle case editrici e di iscrizione degli autori, sia nelle fasi di raccolta delle adesioni della giuria popolare e di distribuzione dei libri finalisti, gestite attraverso il personale e le strutture delle biblioteche comunali.
Altrettanta ritualità contraddistingue, poi, gli appuntamenti con gli autori dei cinque volumi che raggiungono la fase finale del concorso dopo aver superato le selezioni del comitato tecnico composto dai rappresentanti delle amministrazioni comunali e presieduto, dal 2010, dal professor Giuseppe Panella, docente di Filosofia alla Normale di Pisa, nonché autore di numerosi saggi sul romanzo moderno e apprezzato critico letterario.
Incontri generalmente promossi nei teatri e in altri spazi pubblici dei Comuni interessati tra i mesi di febbraio e maggio, che registrano, canonicamente, un altissimo grado di partecipazione e di coinvolgimento del pubblico dei lettori-giurati e che consentono alle comunità locali di condividere importanti spazi di approfondimento e dibattito culturale.
Fino a quello cruciale, ospitato negli ultimi anni nella suggestiva cornice del Castello di Verrazzano, durante il quale si gioca la finale sulla base degli esiti del voto “popolare” dei giurati.
Sono proprio questi meccanismi diffusivi e democratici di adesione e partecipazione dei lettori che, insieme a una passione per la lettura evidentemente diffusa, riescono a generare un’altissima percentuale di iscritti: uno 0,5% stimato su tutta la popolazione complessiva dei Comuni coinvolti, sommando i residenti del territorio chiantigiano con quello imprunetino.
E se dal punto di vista delle relazioni e della ricaduta sul territorio il Premio Chianti appare ormai più che rodato ed efficace, non è certo da meno il giudizio di merito sull’interesse e la qualità degli scrittori che, in tutti questi anni, hanno messo la propria firma sui testi passati al vaglio della giuria tecnica e dei lettori chiantigiani.
Nel proprio albo d’oro, il Premio Chianti può infatti vantare nomi illustri della narrativa contemporanea come, tra gli altri, Andrea Camilleri (1997) e Maurizio Maggiani (1999) e chissà quanti altri giovani autori, vincitori o finalisti nelle ultime edizioni, potranno rivelarsi, domani, grandi scrittori.
Tutto questo anche per merito e nella memoria di Giorgio Luti, presidente della giuria tecnica fino al 2008 e “perdita insostituibile per il Premio”, come afferma lo stesso Paolo.
Quanto a Paolo, stiamo pronti a candidarlo non appena sarà istituito un premio Nobel alla promozione della lettura.
Cosimo Ciampoli