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Un passaggio di testimone che coinvolge sei generazioni nell’arco di quasi 150 anni, sullo sfondo dei mutamenti sociali ed economici del Chianti.

La storia del “Ristoro a Lucarelli” raccontata dall’attuale proprietario David Cavini, passato qualche anno fa alle cronache locali per la scoperta di piccole falde d’oro nel torrente Pesa insieme all’amico Adriano Del Lungo, inizia intorno al 1875, quando il suo bisnonno Amerigo Dainelli decise di rientrare dall’esperienza di migrante da Montevideo, in Uruguay.

Il signor Amerigo, che oggi campeggia austero sulla parete dell’osteria in un ritratto a lapis che colpisce per il proprio realismo, aveva tentato la fortuna all’estero, al pari di molti connazionali; era partito da Lucarelli facendo affidamento sulle proprie capacità culinarie e sul coraggio della moglie che aveva deciso di seguirlo con i bimbi ancora piccoli.

Una coppia così semplice e “poco tenente” da doversi pagare la traversata dell’Oceano lavorando sulla nave: lui come cuoco, lei da lavapiatti.

Sarà stato anche per l’assonanza con il nome, ma soprattutto per ciò che evocava la sua esperienza sudamericana, che al ritorno Amerigo fu subito ribattezzato l’Americano.

E quando finì di costruire la propria casa, con annessa foresteria e stazione di posta, nel terreno messo a disposizione nei paraggi di Lucarelli dall’amico fattore che lavorava al Castello d’Albola, anche la toponomastica locale rese omaggio alla sua avventura transoceanica, come testimoniano i documenti catastali del primo Novecento, denominando con lo stesso epiteto la località dove, ancora oggi, insiste la sua edificazione.

Inizialmente l’Americano era una foresteria e una stazione di posta e di traino cavalli per i barrocciai che, in particolare dalle campagne di Radda e Gaiole, si dirigevano carichi di prodotti da vendere verso i mercati fiorentini: un punto logistico dalla valenza strategica per la sua stessa ubicazione e in considerazione dell’ardua salita che, di lì a poco, conduce sul poggio di Panzano.

Alla morte di Amerigo, nel 1936, dei suoi sette figli fu Nello, detto “Valencia” per un aneddoto legato a una canzone dell’epoca, a rilevarne l’attività, che si connotava sempre più anche come bottega di sali e tabacchi e di generi alimentari per gli abitanti delle zone limitrofe, principalmente contadini.

Un’utenza abituata a corrispondere il valore degli acquisti nelle forme del baratto, o comunque con pagamenti dilazionati in funzione della stagionalità delle vendite dei propri prodotti, come maiali e olio.

Nel frattempo, il più piccolo dei fratelli di Nello, Umberto detto “Cencino” per i propri tratti fisionomici, celebre per aver trovato il coraggio di cantare Bandiera Rossa al passaggio del Podestà ed essere miracolosamente scampato alle successive ritorsioni dei fascisti locali, aveva deciso di intraprendere altre strade e, come ci racconta David, qualcuna di queste lo aveva condotto in prigione.

Fu proprio durante la detenzione nel carcere di La Spezia che “Cencino”, a partire da una fotografia tenuta nel borsello, commissionò a un compagno di cella il ritratto di babbo Amerigo che, ancora oggi, costituisce la marca distintiva del locale.

Il passaggio alla terza generazione Dainelli avvenne poi nel 1962, quando i genitori di David rientrarono a Lucarelli per supportare nonno Nello nella gestione dell’attività, in una fase nella quale usi e costumi venivano spazzati via dalla trasformazione epocale che conobbe il Chianti con la fine della mezzadria e il fenomeno dell’abbandono delle campagne.

Sarà poi la nascita e lo sviluppo del fenomeno turistico a ridare respiro e prospettiva, così come a tutto il territorio chiantigiano, anche all’attività del “Ristoro di Lucarelli” che, dai primi anni ’80, ha recuperato e rimodulato le proprie vocazioni originarie.

Non più foresteria e stazione di posta e traino cavalli per barrocciai, ma esercizio di ristorazione per automobilisti e camionisti di passaggio, oltre che attività ricettiva per ospiti di provenienza soprattutto internazionale.

L’Americano, nel suo piccolo, ci racconta i passaggi della storia e le trasformazioni del Chianti.

Cosimo Ciampoli

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