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Fissata l’inaugurazione per sabato 18 giugno alle 21, assolutamente da vedere la mostra “Il gioco delle sfere di luce”. Presso l’Osservatorio Polifunzionale del Chianti, fino al 4 settembre.

Tra disegni e macchie, la farà da padrone qualcosa di unico. Inserite in basi di materiale vario, si tratta di mezze sfere dalle mille sfumature. Che, quasi ipnotizzandolo, lasciano chi le osserva a bocca aperta.

Alcune in anteprima assoluta, quelle supportate dallo specchio esercitano senza dubbio un fascino particolare. Per una sorta di illusione ottica, il riflesso le fa apparire come una rotondità intera. E le arricchisce di tutto ciò che sta intorno.

Insomma un tipo di arte contemporanea che, ricco di suggestione, condensa tre parole chiave: effettivi visivi, gioco degli specchi, concavità. Ad averlo inventato, oltre che esporlo, un architetto dotato di ispirazione creativa e notevole tecnica.

Attualmente residente in Brasile, Antonio Aiazzi è molto legato a Tavarnelle e in particolare a San Donato in Poggio. Qua ha i suoi amici più cari. Qua veniva spesso alla fattoria del nonno, quando da piccolo abitava a Firenze. E qua si è a lungo occupato di ristrutturazione di case.

Alle spalle mostre straordinarie come quelle di Straubing (Germania) e Bologna, adesso ha deciso di omaggiare il suo territorio. E, dopo numerosi premi e riconoscimenti, è tornato alle origini. Per farci godere a pieno dei suoi capolavori.

“In occasione dell’apertura della rassegna – inizia Antonio Aiazzi – nella sala saranno esposte le mie creazioni. Inoltre saranno effettuati due tipi di proiezione: una sul quadro e l’altra sulla cupola. Mentre fuori si troverà una grande lente”.

“Dedicatomi al disegno da sempre – racconta – già negli anni Settanta la concezione spaziale mi affascinava. A partire da un’esposizione del 2011 in Francia, in cui misi l’installazione intitolata “Mediterraneo”, ho cominciato a realizzare opere con il concetto dello specchio”.

“Ottenuti in modo artigianale, senza l’uso del computer – spiega l’artista – gli ultimi lavori sono effetti luminosi. Le loro caratteristiche predominanti il colore e la tridimensionalità: muovendosi intorno, è possibile vedere una composizione diversa dei colori”.

“Avendo come base lo specchio – dice ancora – le opere cambiano in base alla luce e al luogo in cui vengono collocate. Sempre uguale la sfera, la differenza consiste nelle persone e le cose che passano davanti. Lo specchio è la pura coscienza: non giudica, semplicemente riflette”.

“Più che il quadro classico – conclude Antonio – mi interessano gli oggetti: utilizzo legno, plexiglass, carta. Inoltre preferisco le piccole dimensioni: è la qualità, non la quantità, che conta. In sintesi, la mia idea si basa su una continua ricerca per comunicare delle sensazioni”.

Noemi Bartalesi