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Da venticinque anni Khosrow Salehi, artista di origini iraniane (o meglio persiane, come tiene a specificare), dipinge acquerelli in cui ritrae il Chianti da ogni angolo e prospettiva. Nel cuore di Greve, in piazza Matteotti, espone nella sua “Galleria Civetta”, assieme a innumerevoli pezzi d’arte e antiquariato che richiamano l’attenzione di turisti ed appassionati.
Da quarantasei anni vive in Italia, dove era arrivato negli anni ’70 per andare a studiare poi in Inghilterra. “E’ stato in verità tutto molto casuale – racconta – perché avrei dovuto solo transitare da qua e invece sono rimasto a Firenze, dove ho compiuto i miei studi di architettura”.
Khosrow, che è cittadino austriaco a seguito del matrimonio con una donna di Vienna, ha avuto una vera folgorazione per il Chianti, che ancora ritiene un territorio unico e senza pari nel mondo. “E’ come una droga – dice – se riesci a entrare in sintonia con questa regione e con i suoi abitanti non te ne puoi più andare”.
Qui, spiega con parole che adesso sono non solo dell’innamorato ma del pittore di grande tecnica ed esperienza, ci sono elementi unici per l’arte: ci sono linee, colori, luce irripetibili. E c’è soprattutto un’architettura creata sulla natura. “E’ una natura costruita dall’uomo – aggiunge – ci sono le vigne che sono diventate un tutt’uno con il paesaggio, i cipressi piantati anche con funzioni precise, per segnare i confini. E’ un mix molto particolare”.
“Il Chianti è il Chianti”, dice con convinzione e scherzando, ma non troppo, aggiunge: “Avrebbe potuto diventare uno stato a sé, come Singapore, una Repubblica Chiantigiana del Gallo Nero in cui tutto si regge su vino, olio e turismo!” e la cui bandiera naturalmente si offre di ideare e disegnare.
Salehi conosce ogni angolo del Chianti, prima di arrivare a Greve ad inizio degli anni ’90, ha vissuto in una casa a Mercatale e nella frazione di San Casciano ha posseduto fino a pochi anni fa anche un appezzamento di terra.
I punti più belli per dipingerlo? Vignamaggio e il castello di Gabbiano, risponde sicuro. “Da ogni angolazione, da ogni prospettiva, si colgono scorci meravigliosi. Basta sedersi in un punto qualsiasi e ci si trova davanti a una bellezza sconfinata”.
Chi nasce e vive qui, riflette l’artista, non se ne rende conto. Chi è immerso nella bellezza spesso non si accorge di cosa c’è attorno ai suoi occhi. È come un’assuefazione, che magari non ti fa più vibrare per un particolare. “E’ come essere sposati con una bella donna – conclude – la cui bellezza viene magari notata e apprezzata più da chi la incontra senza conoscerla che da chi ci vive accanto ogni giorno”.
Matteo Morandini