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Sarà la Fondazione ChiantiBanca a custodire e rendere fruibile la preziosa biblioteca personale di Giacomo Tachis, il maestro degli enologi italiani venuto a mancare sabato 6 febbraio all’età di 83 anni.
Una donazione, quella della sua biblioteca alla Fondazione ChiantiBanca, che Tachis concluse nel 2012, firmando tutti gli atti necessari proprio in mezzo a quei libri. A casa sua (nella foto la firma di Tachis).
“Ci ha scelto – dice Stefano Mecocci, presidente della Fondazione ChiantiBanca – perché conosceva bene chi siamo e cosa facciamo per il territorio, per il nome, per affinità culturali. E anche, mi piace pensare, perché lo stesso Tachis era socio della nostra banca di credito cooperativo”.
Oltre 3.500 i volumi che la compongono, censiti uno per uno da tre archivisti per un mese e mezzo. Con un’accurato lavoro di catalogazione, che venne effettuato prima della donazione stessa.
“Ci sono libri sul vino – spiega Mecocci – ma non solo. C’è tutta la vita e la cultura di un uomo di elevato spessore, di grande conoscenza e di studio. Ci sono anche tutti i faldoni che custodiscono i segreti, le ricette dei vini che hanno reso famoso Giacomo Tachis: Tignanello, Sassicaia, il Muffato. Dalla ricerca, alla ricetta, al prodotto. Ma anche suoi lavori inediti, come gli scritti sugli aceti o sul Vinsanto”.
Un vero e proprio patrimonio, un tesoro che Giacomo Tachis ha lasciato, tramite Fondazione ChiantiBanca, alla comunità chiantigiana. Ma non solo.
“L’intenzione della Fondazione – spiega a questo proposito il presidente Mecocci – è di rispettare alla lettera le volontà di Tachis. Ovvero di dare la possibilità di consultare i libri: per tesi di laurea, per motivi di studio o per interesse culturale. Quando avremo terminato il trasferimento, che inizieremo al momento in cui i familiari ci chiameranno, si potrà venire in Fondazione, su appuntamento, e consultarla”.
“Ulteriore idea per onorare la memoria di quest’uomo straordinario – annuncia Mecocci – è quella di lanciare tre borse di studio universitarie in materie connesse all’enologia”
“Con lui infatti – conclude – avevamo concordato tre cose: dovevamo dare la possibilità di consultare la biblioteca; mettere una targa fuori dalla Fondazione per rendere visibile la sua presenza all’interno; organizzare convegni o giornate di studi. In sua memoria e come spunto per il futuro. Questi sono i nostri obiettivi, per mantenere vivo questo dono che lui ci ha fatto”.
Matteo Pucci